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Paralimpiadi: i sorrisi e le storie di chi è nato tre volte

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08/09/2012

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Paralimpiadi: i sorrisi e le storie di chi è nato tre volte

“Sognate, sognate sempre: la vita di seguirà”. Parola di Alex Zanardi, campione olimpico. Due medaglie d’oro nell’handbike, una nella prova  a cronometro e una in quella in linea. Queste Paralimpiadi di Londra 2012  sono quasi finite e possiamo dire che hanno lasciato un segno fortissimo. Le hanno seguite in tv oltre un miliardo di telespettatori e sono riuscite –  ha scritto su La Repubblica Maurizio Crosetti – “a portare la disabilità oltre il recinto dell’ipocrisia  a colpi di medaglie d’oro”, a “rendere visibile le storie delle persone”, riconducendo “l’atleta a una formidabile vicenda in prima persona, contro la massificazione dei comportamenti”.

Non è stata, dunque, solo una questione di medaglie. Forse per la presenza di nomi noti – almeno nel caso italiano (Alex Zanardi, Annalisa Minetti) –  la stampa ha scoperto e fatto scoprire ai lettori bellissime storie di bellissimi uomini e donne “nati due volte”, come li ha definiti lo scrittore Giuseppe Pontiggia:  la prima nascita è stata quella  biologica, la seconda – spesso terribile – quella dell’entrata nel mondo della disabilità. E queste Paralimpiadi ci hanno parlato di una terza  nascita, nello sport ai massimi livelli, che fa dire ad Annalisa Minetti “Noi vogliamo solo essere trattati da atleti, non da casi umani”.

Ed in realtà mai come in questa occasione, la stampa e la tv hanno trovato la sensibilità giusta nel raccontare questa grande competizione che ha visto scendere il campo 4.200 atleti da tutto il mondo. Ma merito anche degli atleti, che – con o senza la medaglia al collo – hanno saputo dare, con il loro esempio e nelle tante interviste prima e dopo le gare, risposte che sono degli insegnamenti per tutti: “ A me pare semplicemente di sognare – ha detto Zanardi, 45 anni, ancora sul podio più alto dopo i trionfi nell’automobilismo – e questo voglio dire a tutti, non solo a chi ha perso qualcosa, non solo a chi cerca ancora qualcosa: sognate, sognate sempre, la vita vi seguirà”. E Annalisa Minetti, 36 anni, un figlio di 4, dal palco di Sanremo alla medaglia di bronzo nei 1500: “Ho dimostrato che tutto è possibile, che con l’impegno e la determinazione la vita può essere meravigliosa nonostante tutto”.

E con Zanardi e Minetti, le parole e le storie di atleti meno noti come Cecilia Camellini, oro nei 50 e nei 100 metri stile libero e come Assunta Legnante, oro  nel lancio del peso.  O come quella del portabandiera azzurro a Londra,  Oscar De Pellegrin, medaglia d’oro nel tiro con l’Arco, alla sua quinta Paralimpiade (prima  nel tiro con la carabina), fondatore di una Onlus, l’Assi, che aiuta tanta gente.  O quella dello stesso Luca Pancalli, forte atleta e oggi vicepresidente del Coni  e presidente del Comitato  italiano Paralimpico, che ha disputato quattro Paralimpiadi vincendo, nel nuoto, otto medaglie d’oro, sei d’argento e una di bronzo. Storie bellissime che non sopportano commiserazione e che ci danno tante conferme sulla forza dell’Italia migliore.  Storie che era impossibile non raccontare.  “Se il racconto del gesto sportivo tende a dimenticare la narrazione delle storie, le Paralimpiadi – ha scritto Crosetti – sono state uno schiaffo alle brutte abitudini”. (Nicola Commisso)

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