E42, un quartiere di Roma moderno da 70 anni
Il quartiere dell’Eur costituisce un unicum nel panorama architettonico nazionale e della Capitale. L’intero complesso venne progettato nel 1935 da un apposito ente costituito in seno al governatorato di Roma, ed era originariamente concepito per ospitare l’Esposizione Universale di Roma del 1942, che non ebbe mai luogo a causa del conflitto. L’espansione urbanistica del centro dell’Urbe voluta dal regime fascista, impresse all’intera città un nuovo corso architettonico basato sui principi dell’allora moderna architettura razionalista, con impianti viari ad assi ortogonali ed edifici maestosi ed imponenti. L’ambizioso progetto individuava in un territorio a metà strada tra il centro di Roma ed il mare, il sito dove realizzare un quartiere i cui padiglioni in muratura, conclusa l’esposizione avrebbero ospitato in via permanente i ministeri e gli enti pubblici dell’Italia fascista.
La progettazione prendeva le mosse dalla reinterpretazione in chiave moderno-futuristica delle architetture della Roma antica, dove seppur nel rinnovato stile di architetti del calibro di Terragni, Nervi e Piacentini, si sarebbero ripetute le geometrie delle piazze ellittiche con gli obelischi monolitici, dei colonnati e delle fontane, tutto nuovamente realizzato con il travertino bianco della Roma dei cesari. L’Expo del ’42, nel ventennale della marcia su Roma, sarebbe stato una vetrina internazionale senza precedenti per il regime che avrebbe propagandato i suoi successi e l’intero sistema paese. A tal proposito vennero grandemente valorizzate la cultura e la storia italiana mediante la realizzazione di strutture quali il Palazzo della Civiltà Italiana, quello dei Ricevimenti e dei Congressi.
Nel 1942 il cantiere venne abbandonato ed i lavori sospesi a tempo indefinito. Filmati Luce degli anni ’50 mostrano il quartiere in una spettrale condizione di abbandono, dove le architetture incomplete soccombono alla morsa delle sterpaglie. Il progetto conobbe un secondo e proficuo sviluppo con l’assegnazione a Roma della XVII Olimpiade del 1960. Il progetto “fascista” originale venne accantonato ed il quartiere fu completato con architetture contemporanee e futuristiche, quali il primo grattacielo di Roma costruito dall’Eni; ai lavori per la Grande Olimpiade si deve anche l’elegante sistemazione del Laghetto e delle numerose aree verdi, nonché la costruzione di apposite strutture sportive quale l’ormai scomparso velodromo. Il recente accantonamento del progetto di realizzare un circuito cittadino di Formula Uno tra le sue architetture, non elide l’originalità del quartiere, la cui forza ancora nel suo settantesimo anniversario, è racchiusa nell’incrocio tra dinamismo moderno e monumentalismo classico.
Marco Potenziani – Lumsanews
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