6 aprile, L’Aquila: ricordi di macerie in una notte senza vento
Pubblichiamo il racconto di Luca Lombardi del 6 aprile 2009. Luca era là, uno dei tanti studenti dell’Università dell’Aquila. E’ stato fortunato. Si è salvato a differenza di tanti suoi amici.
“Polvere negli occhi, zolfo, il caldo dell asfalto che sembrava sciogliersi sotto di me. Ancestrali rumori dal sottosuolo, a dar da sottofondo alla notte della fine del mondo. Calda, la notte. E senza vento. Di quelle miti serate silenziose, in maniera frastornante… Il blu della notte e bastava alzare un po’ gli occhi laggiù il Gran Sasso. Di bianco dipinto.
Notti così calde e miti, scure.
Notte scura e sicura, nella confortevolezza di un clima che metteva imbarazzo. Paura.
Come può esserci questo caldo a l’ Aquila in una notte d’aprile ? Come non un filo di vento?
Non una voce, se non quella del mio silenzio che camminava per via della Strega.
Troppo strano .pensavo.
Il cunicolo che conduceva alla luce del bar era elettrico e sembrava sapere.
Non una voce. Non un filo di vento.
Due ore prima.
La terra tirava il respiro, non fiatava, e riempiva i polmoni per urlare, da lì a qualche ora, ciò che aveva da dire.

E poi fu un monologo. Una furia. Un tutt’uno di polvere, cose cadute dal cielo, allarmi di auto sfondate, strade sprofondate a qualche secolo fa. Lo stato di emergenza, la zona rossa, l ‘epicentro. La storia della nostra vita scossa e stravolta .
Urla da case, urla di case, polvere negli occhi, porte a fuoco, odore di zolfo, ricordi di macerie.
Ricordi in macerie. Crollati a terra. Ma lì, in eterno, fissi. Come menir. Come massi erranti. Come ruderi di secoli scorsi che a volte ci capita di incontrare in giro, da colori rosa antico, magari avvolti dall’edera, e ci chiediamo quale sia la loro storia.
Ecco. I miei ricordi. Crollati a terra ma ben fissi e saranno parte dell’ ambiente, un giorno, e già lo sono.
Ricordi crollati in macerie. Ma c’ero…”
Lascia un commento