Wine Advocat: Monica Larner racconta la ricchezza dell’Italia
“Far conoscere sempre di più agli americani quello che nessun altro paese al mondo possiede: una straordinaria ricchezza di vini diversi, lontanissimi dal gusto standardizzato”: è questa la mission di Monica Larner, la nuova corrispondente dall’Italia di Wine Advocat, la rivista del vino che è la Bibbia delle scelte di consumo degli americani più esigenti. Una missione racconta da Luciano Ferraro (divini.corriere.it) in un bell’articolo sul Corriere della Sera del 3 agosto.
Ferraro, un po’ per amor di citazione, un po’ per dare il senso del lavoro della Larner – che dalla sua casa nel rione Monti a Roma (a due passi dal Colosseo) parte per le sue missioni nelle migliori cantine dello Stivale – la avvicina al protagonista di Ho servito il re d’Inghilterra di Bohumil Hrabal. Qui il Re, anzi “l’Imperatore del vino” è Robert Parker, il critico che l’ha scelta e che da anni viene elogiato o attaccato da fronti opposti per le promozioni e le bocciature di Wine Advocat. Parker però ha sposato in pieno le scelte fatte da Monica Larner secondo quanto lei stessa riferisce a Ferraro: “Gli appassionati d’America cercano gli autoctoni italiani meno conosciuti. I grandi rossi piemontesi e toscani restano una bandiera, ma questo è il momento di raccontare anche le altre meraviglie d’Italia”.
Ferraro riconosce che – grazie alla Larner e alla sua scelta approvata da Parker – per la prima volta nella Vintage Chart di Wine Advocate, la tabella con il voto alle annate dei grandi vini del mondo, nella casella Italy della rivista, non compaiono più solo, il Piemonte con Barolo e Barbaresco e la Toscana con Brunello di Montalcino, Chianti Classico, Bolgheri, ma da quest’anno sono stati inseriti il Trentino Alto Adige (con i bianchi), il Friuli con i bianchi del Collio, il Veneto con l’Amarone, la Campania con il Taurasi e la Sicilia con i vini dell’Etna.
Ovviamente alcune scelte della Larner non sono originalissime come quella di decretare il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore, «miglior vino spumante d’Italia, da bere da solo, oppure accostabile a pesce crudo e tartufi di mare» o quella di scegliere tra i bianchi il Livio Felluga Picolit Riserva, «delicatamente dorato, da abbinare con formaggi stagionati, foie gras, ostriche».
E tuttavia la Larner nella sua selezione inserisce anche vini meno conosciuti ai più come il Prosecco docg Rive di Colbertaldo di Adami; un Soave, il Calvarino di Pieropan, il Ripasso della Valpolicella, I Progni di Le Salette. Ma soprattutto guarda finalmente anche al Sud d’Italia, alla Campania e alla Sicilia. In Campania gusta e racconta la Falanghina di Donnachiara, il Campanaro di Feudi di San Gregorio, l’ Aglianico Lacrimarosa di Mastroberardino.
In Sicilia, sulle falde dell’Etna, scopre e raccomanda Quota 600 di Graci, il Benanti Pietramarina e il San Lorenzo di Girolamo Russo, un Nerello Mascalese che «mi trasporta – racconta a Ferraro – tra i paesaggi anneriti del vulcano quando accosto il bicchiere al naso: pura potenza”.
Questa è la potenza e la bellezza dell’Italia: colori e sapori, gusto e tradizione, tanta cura del dettaglio in un paesaggio che i vigneti ci hanno consentito di preservare e valorizzare.
(p.i)
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