Tour Eiffel, primato del marchio. Ma l’arte è un’altra cosa
Desta ancora polemiche e ironiche la classifica stilata dalla Camera di commercio di Monza sui brand (i marchi di fabbrica) più noti tra le città di tutto il mondo. Secondo la classifica, la Tour Eiffel vale quasi cinque volte l’anfiteatro romano: 434 miliardi contro 91. Travi e bulloni di ferro, assemblati 123 anni fa, vincono il confronto con 1.932 anni di storia. E questo a molti non va giù. Ma c’è una spiegazione che il lettore ha diritto di avere e che il segretario generale della Camera di commercio brianzola, Renato Mattioni, ha fornito al Corriere della sera illustrando nel dettaglio come si è arrivati alla sorprendente valutazione. Lo studio «ha comparato tra i dieci e i venti parametri. L’idea è stata quella di riprendere gli studi di Simon Anholt sui brand nazionali e applicarli invece che agli Stati, con le dovute modifiche, ai beni culturali. Le variabili si dividono principalmente in due gruppi. Nel primo, che chiamiamo Indice di valenza turistica, sono inclusi, per fare degli esempi, il valore economico del territorio, la riconoscibilità del monumento, i flussi di visitatori. Nell’altro gruppo, l’indice di attrattività economica, si è calcolata l’occupazione dovuta al turismo, l’accessibilità multimodale del territorio, il flusso e la presenza di stranieri, il valore dell’export. Ci si è basati su due filosofie, la prima volta a capire quanto vale l’indotto economico del turismo, quanti turisti e quanti soldi porta, la seconda sul brand, che ovviamente è l’economia dell’intangibile e che riguarda l’indice di reputazione economica. La ricchezza di un brand è calcolata complessivamente: per fare un esempio, basta pensare a quei turisti che dopo essere stati in Grecia comprano il formaggio feta. Non è quindi un discorso legato esclusivamente al turismo ma all’influenza che si ha su tutto, sull’economia nel suo complesso».
È lo stesso Mattioni tuttavia ad ammettere che «non è sbagliato pensare che la vastità dell’offerta culturale e museale di Roma, così vasta, abbia in qualche modo influito negativamente con la nostra classifica». Il motivo è evidente: «Tra i parametri – spiega – c’è anche la riconoscibilità, e così mentre è inconfutabile che la Tour Eiffel sia il simbolo di Parigi, il discorso per quel che riguarda Roma si fa più complesso, è quasi impossibile identificarla con un solo monumento».
Già, il valore dipende dai parametri. Però in tutto questo una verità c’è: i francesi sono più bravi di noi a trasformare in oro i loro monumenti, sia quando sono montagne di ferraglia in perenne lotta contro la ruggine, sia quando sono scopiazzature di quelli nostri (Pantheon, Arco di Trionfo). (Bruno Cossàr)
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