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Tornato a Napoli il presepe di Piazza San Pietro

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19/02/2014

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Tornato a Napoli il presepe di Piazza San Pietro

1551680_10152272201067652_1944590875_nFigure alte circa due metri,  definite magistralmente a mano e studiate in ogni piccolo particolare: il tutto realizzato per una cornice unica: Piazza San Pietro, la piazza simbolo della crisytianità. È questo il presepe allestito in piazza San Pietro in occasione del Natale 2013, smontato accuratamente nei giorni scorsi e  riportato a Napoli, da dove arrivava. Il presepe napoletano era stato consegnato lo scorso 23 dicembre e dedicato a papa Francesco, da Maria Costabile e dal marito Antonio Cantone, due artigiani molto famosi nella realizzazione dei presepi.

La bottega “Cantone&Costabile” è ubicata in via Benedetto Croce, nel cuore del centro storico di Napoli a due passi dal monastero di Santa Chiara, da palazzo Corigliano (una delle sedi dell’Università degli Studi di Napoli l’Orientale) e dalla storica pasticceria napoletana “Scaturchio”. È la storia nella storia del fare arte partenopeo e proprio lì, Antonio Cantone, ci spiega come nasce questa passione per l’artigianato e come è nata la commissione per Città del Vaticano. 1536605_10152281974802652_301520260_n

Dal 1960 “Cantone&Costabile” è una garanzia dell’artigianato. Ma come nasce questa vocazione per l’arte?

«Nasco come restauratore, poi ho conosciuto mia moglie che già faceva parte di questo mondo artistico e affiancandomi a lei, è nata l’idea di realizzare i pastori tipici del Settecento. La famiglia di mia moglie infatti, prima di questa nostra unione si dedicava alla realizzazione di scenografie e accessori. Si tratta di una tradizione importante e se non hai la giusta sensibilità verso l’opera, non è semplice svolgere un simile mestiere».

 Quali materiali sono impiegati per creare i vostri personaggi?

«I materiali utilizzati sono molto semplici e richiamano la vera tradizione del Settecento: argilla modellata a mano, filo di ferro e stoppa per il corpo dei personaggi, gli occhi di vetro dipinti dal di dentro e i colori sono esclusivamente ad olio. Le stoffe sono vecchi stoccaggi di negozio o materiale preso vicino Caserta, a San Leucio per quanto riguarda le sete, mentre i cotoni e le tele qui a Napoli; sono stoffe “moderne” che attingono da quelle antiche per la lavorazione. In realtà la bellezza che traspare dalle nostre realizzazioni è basata sulla combinazione dei colori e dall’invecchiamento che diamo al personaggio: vendiamo un prodotto che deve sembrare antico e certificato con data di realizzazione e provenienza, ma è la sensazione del vissuto che dobbiamo dare alle nostre opere».

 

Come siete arrivati ad esporre nella piazza più famosa al mondo, piazza San Pietro? E in quanto tempo è stato realizzato il progetto?

«È stata una mia idea pianificata circa tre anni fa, quando pensai: perché non si può esporre un presepe napoletano in piazza San Pietro? La motivazione era semplice: la misura era proibitiva per le lunghe distanze; i pastori settecenteschi avevano la misura massima di 40-45 cm e sarebbero state delle mosche all’interno del presepe visto da una distanza di 5-6 m, come si usa fare in piazza San Pietro. Allora la mia idea è stata quella di espandere la misura fino a 2 m, così da avere una visione dei dettagli molto chiara anche a lunghe distanze. Il presepe è stato realizzato in un anno e mezzo di lavoro: 16 figure abbigliate alte 2 m con testa, mani e piedi in terracotta policroma e gli occhi in vetro; è la stessa tecnica settecentesca usata per i pastori più piccoli».

 

Di chi è stata la scelta dei personaggi da rappresentare sul presepe?

«Per quanto riguarda la decisione dei personaggi si è verificata una strana, ma bella coincidenza: la mia scelta ha coinciso con quella di papa Francesco, cioè di non mettere nobili sul presepe (anche se sul presepe napoletano ci sono), quindi di non rappresentare la ricchezza, bensì l’umiltà della scena. Abbiamo posto intorno al Bambino solo personaggi del popolo, quelle persone che in realtà accorrono per primi verso il Bambino in una ideale costruzione scenica del Settecento e questi si trovano ai piedi della Natività. Non abbiamo posto i doni dei Re Magi, ma le offerte dei contadini come la frutta e il vino; simbologie che si sposano con le celebrazioni eucaristiche. L’unica licenza che ci siamo permessi è stata quella di porre ai piedi della Madonna una colomba con le ali spiegate, perché riteniamo che una delle caratteristiche peculiari del mistero mariano sia proprio Maria Regina della Pace…».

 

Ci sono state altre collaborazioni illustri nella vostra produzione?

«Prima del presepe di piazza San Pietro abbiamo ricevuto diverse commissioni importanti, tra cui per l’ex sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino che ci chiese un’opera da portare a papa Giovanni Paolo II in occasione della sua udienza. E oggi sappiamo che quest’opera è custodita nei Musei Vaticani. Inoltre, in occasione dell’inaugurazione di un nostro presepe all’interno della basilica di San Domenico Maggiore, anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ci chiese un’opera che oggi si trova in villa Rosebery a Napoli, nel quartiere Posillipo».

 Fabio Pariante

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