Torino, dove l’arte e la cultura producono Pil
Puntare sulla cultura, sull’arte, per aumentare il pil, il prodotto interno lordo, è la carta vincente – sull’esempio delle città europee – di molte città italiane, che un tempo erano conosciute soltanto per i successi dell’attività industriale. Non è un caso che nella corsa all’affare cultura, il primato italiano spetti a Torino, città industriale per eccellenza. Secondo quanto emerge dal rapporto Citymorphosis, sulle politiche culturali delle città europee curato da Marco Cammelli e Pietro A. Valentino per l’Associazione Civita, la città sabauda non è più solo Fiat. Favorita dall’aver ospitato grandi eventi, come le Olimpiadi invernali e le cerimonie per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, è diventata una delle capitali culturali italiane potendo vantare la riqualificazione del Lingotto, la nascita di nuovi musei, come quelli del Cinema e dell’Auto, e il recupero di Venaria Reale.
Se nelle grandi città d’arte, Roma, Firenze, Venezia, il turismo culturale rimane basato su rendite di posizione, pur elevate, è da centri minori che arrivano note incoraggianti. Va citato il successo di Mantova, dove il Festivaletteratura registra ogni anno 64mila presenze, più circa quarantamila nelle collegate manifestazioni gratuite. A Sarzana, il Festival della Mente ha attirato l’anno scorso più di quarantamila visitatori. Vanno citati anche Salerno, per la riqualificazione urbana affidata a grandi architetti, e Rovereto per il Mart, il “museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto”.
(Nicola Commisso)
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