Sisma, l’8xmille per la ricostruzione del patrimonio culturale
Siamo ormai alle ultime battute per la dichiarazione dei redditi del 2016, ma ancora in tempo per destinare la nostra quota dell’8 per mille ai beni culturali danneggiati dal terremoto in Centro Italia. A ricordare l’opportunità di fare un nuovo gesto di solidarietà nei confronti dei diversi comuni colpiti è il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che lancia una campagna istituzionale per promuovere la firma a favore del patrimonio storico e artistico danneggiato dal sisma.
A differenza degli anni precedenti, quando era possibile destinare la quota dell’8 per mille dell’imposta sulle persone fisiche allo Stato per favorire diversi tipi di intervento (fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati e conservazione di beni culturali, e – da ultimo – riqualificazione edilizia delle scuole), da quest’anno, e per i prossimi 10, l’intera quota sarà utilizzata esclusivamente per interventi di ricostruzione e restauro del patrimonio culturale nelle aree colpite dal sisma del 24 agosto e del 30 ottobre scorso.
Un’opportunità per ciascuno di noi di contribuire concretamente al recupero dei beni danneggiati e alla salvaguardia di un patrimonio che significa, per le popolazioni colpite, la difesa delle proprie radici e memoria collettiva. Ma non solo. La ricostruzione e il restauro di centri storici, musei, chiese, abbazie significa anche rimettere in piedi il settore turistico e tutti i servizi ad esso connessi, restituendo lavoro a migliaia di persone, oggi infelicemente inattive.
Padre dell’iniziativa è Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera e presidente onorario di Legambiente, che ha proposto l’emendamento al Decreto Terremoto, poi convertito in legge nell’aprile scorso. Seppur già esistente la voce “beni culturali” tra le categorie di interventi dell’8 per mille allo Stato, l’opportunità di concentrare tutti i fondi su un unico obiettivo renderà l’azione più efficace e potrebbe anche risultare maggiormente attraente per i contribuenti, convogliando un maggior numero di “scelte”. Se ne ricaveranno – secondo Realacci- circa 150/200 milioni all’anno: un fondo sostanzioso a cui attingere per i diversi interventi e, soprattutto, un contributo cui si potrà stabilmente far ricorso per i prossimi 10 anni.
A scanso di equivoci, ricordiamo che la scelta di destinare l’8 per mille allo Stato non incide in alcun modo sulle tasche dei contribuenti: è un gesto di solidarietà gratuito.
Camilla Cipolla
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