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Sense Sound, intervista a Patrizio Peterlini

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09/04/2016

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Sense Sound, intervista a Patrizio Peterlini

SAVE FLU

Fondazione Musica per Roma apre le porte dell’Auditorium Parco della musica per una mostra su Fluxus: Sense / Sound. Una mostra “didattica” che attraverso la visualizzazione di musiche o l’ascolto di immagini ci immerge in un movimenti artistico che ha gettato semi poi cresciuti nelle più incisive poetiche artistiche contemporanee. Sarà dunque possibile entrare in contatto con musiche che difficilmente si ascoltano e si potranno vedere le opere visive in tutta la loro volumetrica fluidità. La componente interattiva e tecnologica rendono questo progetto molto interessante per i più giovani e per tutte le età. Poster, dischi, libri d’artista ad argomento musicale. La mostra si estende al Foyer della Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della musica di Roma.

Il logos di partenza è un discorso sulla notazione musicale, intorno alla quale si sono snodati molti ragionamenti di Fluxus e grazie alla quale è stata messa in pratica una metodologia performativa e una grammatica combinatoria esemplare.

La mostra si apre il 6 maggio alle ore 19 con la performance Natura Morta di Walter Marchetti ed è visibile fino al 2 luglio.

Patrizio PeterliniAbbiamo raccolto qualche riflessione e ambizione di Patrizio Peterlini, il Direttore della Fondazione Bonotto e co- curatore del percorso espositivo, insieme a Walter Rovere e con la collaborazione di Giorgio Maffei.

Sensus potrebbe definirsi un evento Fluxus anch’esso?

No. Diciamo che dà la possibilità di vedere e sentire alcune cose, ma non è un’ azione Fluxus.

Più una storia di Fluxus?

No. Più un aspetto didattico. E’ una mostra didattica, le sculture sono quasi tutte visive fatte quasi tutte di parole. Così che avere la possibilità di ascoltare il risultato vedendo come si traducono in musica diventa una operazione didattica.

Da dove nasce il suo interesse per Fluxus?

Sono stato assistente di un poeta visivo che mi ha messo in contatto anche con gli altri, come Patterson.

Poi ho lavorato con Francesco Conz. Ho incontrato la poesia di Fluxus per caso quando ero molto giovane e poi non la ho più abbandonata.

Ma la musica ha bisogno delle immagini?

Alcune sì.

Quale musica classica le piace?

Un po’ tutta la musica.

Ma quale musicista incontra di più la sua sensibilità poetica?

Cage sicuramente.

Il suo grande maestro di Fluxus e nella pratica curatoriale?

Nella musica tutto fa riferimento alla musica di Cage.

Cosa è la musica di Cage?

In Cage il focus è l’indeterminato nella musica.

Dovendo spiegare a scuola agli allievi cosa è Fluxus e cosa rappresenta nella storia dell’arte.

Fluxus è un atteggiamento verso l’arte e verso la vita.

La postura verso la vita si caratterizza per una grande attenzione rispetto a cosa è il caso e l’incontro.

Perché si è scelto il nome Fluxus?

Il nome è stato scelto da Machunas che fu l’organizzatore del gruppo, perché in latino vuol dire Flusso.

Cosa può ereditare e riprendere l’arte contemporanea da Fluxus. Cosa ha seminato nel futuro?

In verità tutta l’arte contemporanea è influenzata da Fluxus.

Parte dal concettuale alla azione pura. Molte influenze sono state suggerite dal lavoro di Fluxus.

Come si è trovato nello spazio dell’Auditorium.

E’ uno degli spazi più vivi e interessanti in questo momento. Molto interessato alla città, con una offerta variegata e una ricerca dettata dalla curiosità. Un luogo giusto per persone attente alla musica a riscoprire quello che è stato fatto.

E con Fondazione musica per Roma come si è trovato?

Un interlocutore molto attento, aperto e competente.

Un suo progetto in cantiere?

Su Gino Pellegrini, uno dei maggiori scenografi italiani. Da giovane negli Stati Uniti ha lavorato con Kubrik, Hitchcock. Ha lavorato con televisione e per molti sceneggiati della Rai o trasmissioni come quelle di Cochi e Renato.

Un sogno ancora da realizzare?

Un lavoro sulla poesia contemporanea.

 

Chiara Crialesi

 

S.S.

 

 

 

 

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