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Sassicaia 2015 il re dei vini 2018

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22/11/2018

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Sassicaia 2015 il re dei vini 2018

Lo scettro di miglior vino italiano 2018 se lo è aggiudicato il Bolgheri-Sassicaia 2015, al traguardo delle 50 candeline, il riconoscimento viene dalla giuria internazionale del BIWA Best Italian Wine Awards –  che ha stilato una classifica delle prime 50 bottiglie italiane lo scorso settembre. Un’estasi della mente, le parole di Luigi Veronelli – figura centrale nella valorizzazione e nella diffusione del patrimonio enogastronomico italiano – suonano opportune anche a distanza di anni per descrivere il Sassicaia 2015.

L’orgoglio non si è però spento, lo scorso 19 novembre gli esperti di Wine Spectator – prestigiosa rivista americana di settore – hanno ribadito il dominio del toscano su di una classifica di 100 vini, questa volta provenienti da tutto il globo.

Gli specialisti di Wine Spectator si sono focalizzati su diversi prodotti italiani, intuendone potenzialità e qualità. Nella Top100 sono diciannove i prodotti italici che figurano: oltre ai sempiterni Piemonte e Toscana si fanno largo vini siciliani, calabresi, emiliani, veneti trentini e anche umbri.

Un riconoscimento vero e proprio al patrimonio enologico regionale. In ogni territorio anno dopo anno si producono eccellenze riconosciute a livello globale. Il podio è quasi tutto tricolore, con il già citato Sassicaia 2015 e il Chianti Classico Riserva 2015 di Castello di Volpaia al terzo posto.

Diamo un’occhiata più da vicino al Re delle classifiche.

Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc i vitigni che danno vita al Sassicaia, che nasce dove Giosuè Carducci incontrò «i cipressi che a Bolgheri alti e schietti/van da San Guido in duplice filar», proprio San Guido è il nome della Tenuta.

Negli anni venti del 900 Mario Incisa della Rocchetta– allevatore piemontese di cavalli (anche di Ribot) – dagli anni 40 prepara la sua rivoluzione in cantina, sognava di creare un vino di razza. Il suo ideale, come per l’aristocrazia dell’epoca, era il Bordeaux. Così lo descrive in una lettera a Veronelli del giugno 1974:

”…l’origine dell’esperimento risale agli anni tra il 1921 e il 1925, quando, studente a Pisa e spesso ospite dei Duchi Salviati a Migliarino, avevo bevuto un vino prodotto da una loro vigna sul monte di Vecchiano che aveva lo stesso inconfondibile “bouquet” di un vecchio Bordeaux da me appena assaggiato più che bevuto, (perché a 14 anni non mi si permetteva di bere vino) prima del 1915, a casa di mio nonno Chigi.”

Essendosi stabilito con sua moglie Clarice nella Tenuta San Guido sulla costa Tirrenica, sperimentò alcuni vitigni francesi e concluse che il Cabernet aveva “il bouquet che ricercavo”.

Dal 1948 al 1967, il Sassicaia rimase dominio strettamente privato, e fu bevuto solo nella Tenuta. Ogni anno, poche casse venivano messe a invecchiare nella cantina di Castiglioncello.

Il marchese ben presto si rese conto che invecchiando il vino migliorava considerabilmente. Come spesso accade con i vini di grande levatura, quelli che prima erano considerati difetti, col tempo si trasformarono in virtù.

La prima citazione sul Corriere della Sera è del 1977, due righe di Edoardo Raspelli: “Vino splendido e raro che potete conservare 12 anni dopo aver acquistato la bottiglia”.

Ormai lo si può considerare un’icona enologica, anche il prezzo è da masterpiece, circa 160€ a bottiglia, oggi si può definire questo riconoscimento come la legittimazione definitiva.

Secondo la giuria del BIWA sul secondo gradino del podio si è piazzato il Barbaresco Asili Vecchie Viti 2012 di Roagna e al terzo Casanova di Neri con il Brunello Tenuta Nuova 2012. Tra le regioni distintesi nella top 10 domina l’Alto Adige, con tre vini su dieci: Sauvignon Wine Collection 2015 della Cantina San Michele Appiano 4°; il Private Cuvée Huber 2016 di Pacher Hof 9° e il Troy Chardonnay Riserva 2015 di Cantina Tramin 10°  in quella generale il Piemonte è la ragione più rappresentata, a seguire Toscana con nove e Lombardia con cinque.

Natalia Sacchi

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