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Roma, sotto il Celio un labirinto di laghi sotterranei

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26/04/2019

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Roma, sotto il Celio un labirinto di laghi sotterranei

L’area, a pochi passi dal Colosseo si trova proprio al di sotto dei resti del tempio del divo Claudio, costruito subito dopo la sua morte (nel 54 d.C.) e che nel 1100 fu inglobato nel convento dei Padri Passionisti, che abbraccia la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo.

L’équipe di speleologi guidata da Cusin, insieme agli archeologi della Soprintendenza diretta da Francesco Prosperetti e in sinergia con il Rettore della chiesa, padre Augusto Matrullo, sta portando avanti l’esplorazione di questo sorprendente patrimonio sotterraneo: un sistema di cave romane, scavate a partire dal IV sec. a.C., che si sviluppa per oltre due chilometri; un labirinto che custodisce una rete di laghetti, la cui temperatura raggiunge i 10 gradi costanti: «L’origine è legata indubbiamente ad una falda acquifera superficiale, alimentata nel tempo anche dalle infiltrazioni d’acqua, purificata dallo strato di tufo – avverte Carlo Cusin durante il sopralluogo – per questo il livello dei bacini varia in base alle stagioni e alle piogge. La siccità infatti ne ha prosciugato alcuni».

La Soprintendenza e Roma Sotterranea hanno cominciato a documentare l’esistenza del sito dal 2004, ma da poco è stata intercettata una fessura da cui accedere ad un altro settore ancora da esplorare: «Queste cave sono un unicum, perché scavate nel cuore di Roma, nella parte più antica della città, entro le Mura Serviane – sottolinea Simona Morretta, funzionario della Soprintendenza responsabile del Celio – lo sfruttamento delle cave parte in età repubblicana per continuare almeno fino al tardo impero, non è escluso che lo stesso santuario di Claudio sia stato costruito con questo materiale». 

Gli speleologi si emozionano nell’indicare le sorprese all’interno del luogo: sulle volte si leggono distintamente i solchi degli scalpelli dei fossores, gli scavatori; sulle pareti vi sono ancora le fessure in cui gli operai poggiavano le lucerne a olio lampante. Rimangono, tuttavia, un mistero alcune nicchie: «Forse le riempivano d’acqua per rinfrescarsi durante il lavoro», ipotizza Cusin. 

Non resta che lasciarsi affascinare da questo sorprendente percorso: un viaggio attraverso un mondo antico tutto da scoprire.

Patrizia Giannotti

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