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Rita, il cervello e il fascino di un organo perfetto

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29/01/2019

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Rita, il cervello e il fascino di un organo perfetto

Rita Levi Montalcini “era affascinata dalla bellezza di un organo perfetto come il cervello, con le sue cellule così ricche di segreti, e senz’altro doveva nascondere una bellezza indescrivibile anche quel fattore misterioso che spingeva le cellule nervose e crescere”. Quel fattore era l’NGF, responsabile della crescita delle cellule nervose, che le valse il Premio Nobel per la Medicina nel 1986.

Ne parla diffusamente la giornalista dell’ANSA, Enrica Battifoglia, nel suo libro “Rita Levi Montalcini. L’irresistibile fascino del cervello”, presentato il 23 gennaio scorso presso la libreria Ibs+Libraccio di Roma. A dialogare con l’autrice del volume Rita Levi Montalcini – L’irresitibile fascino del cervello, Enrica Battifoglia, sono stati Pietro Calissano, presidente della Fondazione European Brain Research Institute ed Elena Cattaneo, farmacologa, biologa e senatrice italiana. 

“Senza dubbio per Rita Levi Montalcini – scrive ancora Battifoglia –  la bellezza era importante, che fosse quella della natura o quella che nasceva dalla perfezione di un esperimento. La bellezza – scrive ancora Enrica Battifoglia – era la linfa della vita e della ricerca e l’una e l’altra, nella sua esistenza, a poco a poco cominciavano a sovrapporsi in modo sempre più marcato”.

  Il libro – che era stato presentato nel novembre scorso (nella foto qui sotto, scattata al CNR) ancora da Calissano, presidente emerito della Fondazione EBRI, quella volta insieme a Luigi Contu, direttore dell’ANSA, e la giornalista Silvia Mattoni nel ruolo di moderatrice – è una coinvolgente e appassionante biografia scientifica e umana di Rita Levi Montalcini: dai tempi dell’Università a quelli del suo laboratorio in camera da letto (dove da giovane, ebrea, era costretta a lavorare per le leggi razziali), fino alla scoperta dell’NGF e al suo lascito finale scientifico, morale, umano.

Non sono mancati infatti nella vita di Rita Levi Montalcini i momenti di dolore assoluto come quelli legati alle leggi razziali, alle deportazioni naziste e alla perdita di parenti e amici; e quelli di amarezza legati alle pastoie burocratiche per la ricerca. “E’ doloroso ammetterlo – diceva la scienziata – ma in Italia la mancanza di stimoli verso i ricercatori ha costretto a isolarli in piccoli gruppi e a farli lavorare individualmente. Negli Stati Uniti invece si lavora in gruppo ed oggi è l’unica strada per raggiungere risultati di rilievo”.

Ma, su tutto, c’è stata la gioia e la soddisfazione di aver scoperto il fattore di crescita delle cellule nervose (NGF), quella che definì “una molecola meravigliosa”: una scoperta dalle mille implicazioni sul sistema endocrino e immunitario, oltre che nervoso; ma anche capace di far luci su fenomeni da sempre sfuggiti a ogni formula biochimica, tra i quali l’innamoramento.

Patrizia Giannotti

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