“Riparte il futuro”, assemblea dei “braccialetti bianchi”
C’erano tanti parlamentari il 7 maggio in Senato all’assemblea dei “braccialetti bianchi” per dar seguito alle promesse di “Riparte il futuro”, la campagna anticorruzione promossa da Libera e Gruppo Abele. Gli oltre 300 parlamentari che hanno aderito e si sono infatti impegnati a modificare la norma sullo scambio elettorale politico-mafioso nei primi 100 giorni di insediamento dell’Aula. “Affinché i cittadini tornino ad innamorarsi delle istituzioni noi dobbiamo cambiare”, ha detto nell’occasione Laura Boldrini. Don Ciotti ha aggiunto: “Il coraggio non ha bisogno di compromessi, bisogna imparare da che parte stare! La corruzione inquina la politica e l’economia. Siamo qui per un atto di corresponsabilità, non solo per criticare ma per costruire assieme”.
La campagna ha debuttato il 16 gennaio scorso e da allora ha raccolto il sostegno di oltre 200mila cittadini. Avevano aderito 898 candidati al parlamento (oltre 300 dei quali sono poi stati eletti). Tra questi anche il presidente della Camera Laura Boldrini e del Senato Pietro Grasso, il premier Enrico Letta, i ministri Maria Chiara Carrozza, Nunzia De Girolamo, Dario Franceschini, Jole Santelli.
Il partito più rappresentato in “Riparte il futuro” è stato il Pd, con il 33% dei candidati, Sel con il 21,3%, Movimento5stelle con il 12,6%, seguiti da Rivoluzione Civile (12,3%), Fermare il declino (4,9%), Scelta Civica con Monti (4,7%), Fli (2,3%), Udc (1,7%), Centro democratico e Fratelli d’Italia (1,5%), Pdl (0,6%), Moderati Pli (0,4%), La Destra e Psi (0,2%), Lega Nord (0,1%).
L’obiettivo è la modifica dell’art.416 ter del codice penale che recita: “La pena stabilita dal primo comma dell’articolo 416-bis si applica anche a chi ottiene la promessa di voti prevista dal terzo comma del medesimo articolo 416-bis in cambio della erogazione di denaro”.
La petizione richiede l’aggiunta della voce ‘’Altre utilità’’ oltre all’erogazione di denaro, ormai intercettata e limitata dalla nascita della suddetta legge. Visto il rischio penale, il politico attua lo scambio corruttivo non più in cambio di denaro, bensì promettendo informazioni su appalti a favore dell’infiltrazione criminale nell’economia, posti di lavoro da garantire ai clan presenti sul territorio e protezioni dall’azione repressiva.
Le risorse sprecate ogni anno in corruzione ammontano almeno a 60 miliardi secondo la Corte dei Conti. Una cifra sufficiente, afferma il rapporto Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) presentato lo scorso 2 maggio, per coprire i costi di: cassa integrazione, mobilità e indennità e altri ammortizzatori sociali(20miliardi); Imu sulla prima casa (4miliardi); opere fondamentali per il trasporto pubblico(14miliarsi); sicurezza di tutti gli edifici scolastici(10miliardi); restauro idrogeologico(2miliardi) e costruzione di 10 ospedali (3miliardi).
È palese come questo fenomeno sia un ostacolo che danneggia non solo l’economia, ma anche le istituzioni, il quotidiano. In altre parole, la società civile.
“La corruzione è una nemica della Repubblica. E i corrotti devono essere colpiti senza nessuna attenuante, senza nessuna pietà. E dare la solidarietà, per ragioni di amicizia o di partito, significa diventare complici di questi corrotti”: sono parole del presidente Sandro Pertini, nel messaggio di fine anno agli italiani del 1979: parole lontane, ma tuttora valide.
Giulia Coia
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