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Riapre la Basilica Palladiana: a Vicenza si riaccende la luce del maestro

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10/10/2012

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Riapre la Basilica Palladiana: a Vicenza si riaccende la luce del maestro

Armoniosa come uno spartito musicale, con i candidi “pieni” della pietra che si contrappongono al nero spazio aperto dagli archi a tutto sesto: è la facciata a doppio loggiato della Basilica Palladiana di Vicenza, fresca di un restauro destinato a restare nella storia per rigore filologico, tempi di esecuzione, cinque anni, e costo complessivo, poco più di 21 milioni di euro (aperta al pubblico dal 6 ottobre). Una gru fa ancora capolino dal retro dell’edificio, in Piazza delle Erbe, e con la sua laccatura rossa fa a pugni con l’armonia rinascimentale del bianco e nero. Ma ormai, sul rumoroso “show” del restauro cala il sipario e la Basilica, che circonda il quattrocentesco Palazzo della Ragione, torna a risplendere come in quel 1597, anno in cui fu terminata tra l’ammirazione dei vicentini orfani dell’autore del capolavoro, scomparso diciassette anni prima. Si chiamava Pietro Andrea della Gondola ma fu ribattezzato con il classicheggiante pseudonimo di Palladio dall’amico umanista Gian Giorgio Trissino. E anche il suo primo capolavoro per Vicenza si rifà alla viscerale passione per la classicità del Rinascimento italiano. “Basilica”, infatti, non fa riferimento a un luogo di culto cristiano ma all’edificio della Roma antica pagana dove si svolgevano assemblee politiche e commerciali. Dal superbo loggiato, gli operai fanno cadere a terra il nero cartello che dal 2007 dava informazioni sul restauro. Il napoletano Eugenio Vassallo, docente di restauro architettonico all’Ateneo di Architettura del capoluogo veneto IUAV, nonché progettista e direttore dei lavori del cantiere, è quasi commosso: «La sensazione che ho è di felicità, come quando un figlio, dopo essere stato preparato dalla famiglia alla vita indipendente, se e va di casa per iniziare il suo cammino individuale che lo porterà a relazionarsi autonomamente con il mondo». Il giovane architetto Andrea Donadello, ispettore di cantiere del team di Vassallo, mostra il suo orgoglio in modo più sobrio ma le immagini che luccicano dall’Ipad, e che mostrano le varie parti della Basilica prima e dopo il restauro, raccontano da sole quanto quest’ultimo fosse necessario. «Non abbiamo solo restaurato il loggiato palladiano ma anche il Palazzo della Ragione che sta al suo interno. Il laterizio rosato di cui sono fatti i muri, le volte e gli scaloni è tornato al suo chiarore originale. L’intervento più pesante sul Palazzo, per secoli sede delle decisioni amministrative e giudiziarie dei Quattrocento Nobili che guidavano la città sotto l’occhio del Priore, ha riguardato, però, lo splendido tetto a carena di nave rovesciata ricoperto esternamente da placche di rame. Il 18 marzo 1945 una bomba alleata cadde sul Palazzo scalfendo anche l’attigua e filiforme torre medioevale dei Bisseri. Fu un errore del pilota: la Nato aveva promesso di non toccare il centro storico vicentino. Nel 1948, per consolidare il tetto furono sostituiti gli originali archi di sostenimento in legno con pesantissimi analoghi in calcestruzzo che, ora, sono stati rimpiazzati da elastiche strutture in legno lamellare». Insomma, il restauro non ha avuto solo una motivazione estetica ma anche strutturale e logistica. «Per esempio – continua Donadello – il Salone dei Quattrocento è stato spesso utilizzato per ospitare iniziative culturali ma le attività erano limitate dalla mancanza di un impianto di climatizzazione e di un’adeguata illuminazione che ora, invece, è fatta di sottilissime lampade cilindriche telescopiche in led che si alzano e si abbassano dal tetto diffondendo una luce dorata, omaggio alla tradizione orafa vicentina». E, a proposito di oro, c’è l’attesa apertura, nella primavera del 2013, del Museo del Gioiello esteso su 400 metri quadrati tra i locali del pianoterra e il piano ammezzato del Palazzo, sotto il loggiato palladiano. Il Comune ha concesso lo spazio alla Fiera di Vicenza per 9 anni a un canone annuo di 52 mila euro. E a proposito di oro e di denaro, la costruzione di questa prima grandiosa commissione pubblica di Palladio costò al Consiglio della Città sessantamila ducati che non dovettero essere pochi se si pensa che il suo autore aveva uno stipendio mensile di 6 ducati come architetto ufficiale di Vicenza. E oggi, invece, il restauro dell’opera quanto è costato? Risponde Silvano Spiller, vice presidente della Fondazione Cariverona che ha finanziato il progetto: «Ventuno milioni di euro ma i finanziamenti sono stati stanziati nel 2001, assai prima della crisi. All’inizio, sulla carta, i lavori erano più modesti: mettemmo in previsione un budget di poco più di sette milioni. Ma nel momento in cui si iniziò a metter mano al capolavoro palladiano e si scoprì quanto c’era da fare per riportarlo all’antico splendore nessuno si tirò indietro”. E ore si attende l’inaugurazione della mostra “Raffaello verso Picasso. Storie di sguardi, volti e figure. L’esposizione, curata da Marco Goldin e costituita da 86 capolavori pittorici, si snoda nel Salone dei Quattrocento, del quale sarà visibile quasi tutta la splendida volta. Come dice il sindaco Achille Vairati: «Da oggi, grazie al recupero della Basilica, saremo riconosciuti per quello che siamo: una piccola grande capitale dell’arte con uno dei centri storici rinascimentali più importanti del mondo. Non per niente la Vicenza Palladiana è Patrimonio Mondiale dell’Umanità per decisione dell’Unesco».

(Giorgia Rozza)

Articolo partecipante al premio giornalistico La Voce delle Bellezza

 

 

 

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