Reggia di Venaria: modello italiano di recupero
Concepita come sede stabile “di piacere e di caccia” per il duca Carlo Emanuele II, la Reggia di Venaria fu realizzata dal Primo Architetto Amedeo di Castellamonte a partire dal 1659.
Il palazzo ducale sorge a nord di Torino, in un’area ricca di boschi e corsi d’acqua utilizzata sin dal 1632 per l’esercizio delle regie cacce. L’impianto castellamontiano prevedeva, oltre alla realizzazione della reggia, la completa costruzione del borgo, riproducente la forma a Collare dell’Annunziata.
Il corpo centrale della reggia, destinato ad ospitare il duca e la corte, venne costruito in fasi successive, sino ad essere costituito definitivamente da quattro piani, l’ultimo dei quali destinato a belvedere.
Unica residenza venatoria europea a portare il nome stesso della caccia, la Venaria Reale ospitò feste, balli, concerti, ricevimenti e recite.
Per i duchi di Savoia la reggia divenne lo strumento primario di aggregazione nobiliare e prestigio, garantendo visibilità e stabilendo un legame tra il duca e l’aristocrazia.
L’arredo degli ambienti nel 1600 e nel 1700, i due secoli di massimo splendore della Venaria Reale, era sontuoso e rispecchiava il fasto della vita di corte.
4000 quadri in cornici intagliate e dorate, grandissimi specchi, tavole di marmo, letti e tappezzerie impreziosivano la reggia, ma il saccheggio e l’incendio del 1693 ad opera delle truppe francesi del Catinat provocò la perdita di gran parte degli arredi.
Con la costruzione, a partire dal 1700, di un nuovo padiglione, i tessuti e gli stucchi ebbero un ruolo determinante: damaschi cremisi e verdi tappezzavano le pareti e rivestivano letti, poltrone, parafuochi, portiere, taboretti. Sgabelli, sedie, tavoli intarsiati e scrittoi con specchi erano, a differenza del secolo precedente, più presenti nelle camere private come le alcove, i gabinetti e i pregadio dei sovrani.
Nell’Ottocento cominciò un lento ed inesorabile declino per la reggia, che fu trasformata in caserma militare per volere di re Vittorio Emanuele II: seguì la perdita di finestre, porte, marmi, stucchi, palchetti, plafoni, ringhiere, balaustre, specchi e mobili.
Il progressivo abbandono e le destinazioni improprie del XX secolo, seguite ai danni dell’ultimo conflitto, stravolsero la fisionomia degli ambienti.
Il 18 gennaio del 1997 nella Galleria Grande della reggia fu annunciata l’intenzione di recuperare l’intero complesso.
Il Progetto La Venaria Reale costituisce ad oggi il più importante progetto europeo per il recupero e la valorizzazione di un bene culturale e del suo territorio, eccezionale per superficie interessata, complessità, ricaduta sul territorio, materiali sperimentali utilizzati, metodologie di intervento e contenimento dei costi.
Le caratteristiche della reggia e lo stato di degrado hanno indotto ad un nuovo modello analitico di progettare il restauro: 700 tecnici e collaboratori, 300 ditte per un totale di oltre 1.800 operatori, 300 milioni di euro complessivi di fondi stanziati dal Ministero dei beni e delle Attività culturali e del Turismo, dalla Regione Piemonte e dalla Comunità Europea.
Nel 2011, in coincidenza con il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la reggia di Venaria è stata terminata, diventando un modello di gestione e restauro a livello internazionale.
Laura Rubboli
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