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Quanto vale la bellezza in Italia?

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11/07/2012

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Quanto vale la bellezza in Italia?

La Fondazione Marilena Ferrari, sostenuta da FMR-ART’E’, che da sempre crede nella bellezza come strumento di crescita socio-culturale, ha voluto avviare con il Censis una nuova riflessione sulla bellezza, sulla sua forza e sulla sua potenzialità trasformatrice – anche economica – per il nostro Paese. È possibile calcolare quanto vale, a parità di valore intrinseco, il bello? Un prodotto che è in grado di emozionare, di evocare sentimenti e di appagare i propri bisogni estetici, quanto vale in più rispetto a prodotti analoghi, ma brutti o comunque non belli? Questi alcuni degli interrogativi a cui la Fondazione Marilena Ferrari ha voluto dare risposta attraverso la ricerca commissionata al CENSIS, e presentata a Roma mercoledì 11 luglio.  I dati emersi ci dicono che occorre ricominciare a produrre bellezza! Il Paese più bello del mondo, infatti, che dalla bellezza del Made in Italy potrebbe trarre enormi benefici anche economici in termini di PIL e di addetti al settore, perde costantemente quote di mercato soprattutto nel comparto manifatturiero. Se la produzione di bellezza di “alta gamma” come la moda e il design è in buona salute, proprio i settori manifatturieri – che più dovrebbero sfruttare il patrimonio di bellezza presente in Italia e la considerazione internazionale del nostro Paese – riducono continuamente il loro peso nella produzione di ricchezza.

Mentre negli ultimi 10 anni la nostra quota di mercato mondiale nell’alimentare e nelle bevande è rimasta invariata, nei settori ad alto valore aggiunto di bellezza segniamo il passo: nell’abbigliamento abbiamo perso l’1,5% del mercato mondiale, nelle calzature il 4% e nei mobili quasi il 6%. Settori in cui sono rimasti stabili o sono cresciuti non sono solo i Paesi emergenti, come India e Cina, ma anche Francia e Germania.

QUALCHE DATO

  • In 10 anni l’abbigliamento italiano ha perso l’1,5% del mercato mondiale, la Germania ha guadagnato l’1,4%
  • L’industria tessile ha perso il 2,2%, mentre la Germania è rimasta stabile
  • Nel settore delle calzature abbiamo perso il 4%, la Francia ha guadagnato lo 0,8%
  • Nei prodotti  per l’arredamento (piastrelle e sanitari)  abbiamo perso il 3,8%, la Germania ha guadagnato il 4%.
  • Nella produzione di mobili abbiamo perso il 5,9% la Polonia ha guadagnato il 2%
  • Nella produzione di gioielli abbiamo perso il 4,5%, gli USA hanno guadagnato il 4%.
  • Nel 2005 siamo stati superati dalla Germania come secondo esportatore mondiale di elettrodomestici dopo la Cina.

L’Italia arretra proprio nei settori in cui era tradizionalmente forte come il tessile o l’industria del mobile, certamente anche per i molteplici problemi di assetto industriale in Italia e di competizione internazionale, ma è innegabile che la bellezza italiana è sempre meno incisiva sul piano industriale. L’arte e la bellezza devono dunque ricominciare a circolare, ad innervare il Paese, ad ispirare non solo gli addetti del settore, ma anche gli imprenditori, i commercianti e il mondo della comunicazione tornando ad essere l’impulso generatore dell’Italia e degli italiani. Perché è storicamente la bellezza il nostro vero valore aggiunto sia quando facciamo prodotti d’alta gamma che quando realizziamo prodotti del settore manifatturiero, e se ora segna il passo non è perchè il Paese si è imbruttito ma perchè è sfiduciato, depresso, senza orgoglio. La bellezza è nel nostro DNA ed è forse l’unica grande eredità che possiamo lasciare ai nostri figli non avendo l’Italia grandi saperi tecnologici, né particolare rigore organizzativo.

Risulta vitale tornare a competere con la Bellezza, sui mercati internazionali, soprattutto in questo momento, per ritrovare una rinnovata competitività. “Credo da sempre nella forza rigeneratrice della bellezza – dichiara Marilena Ferrari, Presidente della Fondazione – e i risultati di questa ricerca hanno confermato quello di cui sono sempre stata convinta. Quello che mi auguro è che abbia fine la miopia, tipicamente italiana, di sottovalutare la valenza – anche economica – della Bellezza e che in tanti ritrovino con essa l’orgoglio, la speranza e il gusto della vita, motori essenziali per la crescita. Si parla sempre di spread, ma se voi foste un investitore internazionale vi preoccupereste di più dei posti letto da tagliare negli ospedali, o delle quote di mercato che l’Italia perde nei suoi settori di punta?”.

Per questo la Fondazione Marilena Ferrari ha dato vita alla rivista online www.lavocedellabellezza.it. Un portale che da’ la parola a fatti e persone che credono, a dispetto della crisi, che sia fondamentale continuare ad avere l’orgoglio della bellezza e il desiderio di rinnovarsi, di crescere, di trovare spunti nuovi su cui lavorare per tornare ad essere competitivi, per fare di più e meglio.

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La Voce della Bellezza

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