Progetti per un’Italia da riutilizzare: il Wwf lancia la sfida
Nella Giornata Mondiale dell’Ambiente , il 5 giugno, dalle colonne del Corriere della Sera, Fulco Pratesi, in un documentato articolo intitolato “La fabbrica del verde. L’Italia da riutilizzare”, rilancia la sfida: arginare lo spreco di risorse del suolo (33 ettari al giorno, secondo una ricerca FAI- WWF) e varare un piano di riutilizzo. Per affrontare questo inaccettabile spreco di risorse e di suolo, il Wwf infatti lancia con l’aiuto di docenti universitari ed esperti, la campagna «Riutilizziamo l’Italia», invitando cittadini e «addetti ai lavori» a segnalare un’area o un edificio dismessi o degradati da recuperare a fini sociali e ambientali. Secondo Pratesi ( e come dargli torto?) “in un nuovo e rivoluzionario quadro di sviluppo sostenibile, il recupero e riutilizzo di queste entità partendo dal basso e da iniziative spontanee, potrebbe avere grandi effetti di incentivazione dell’occupazione giovanile e di freno al debordante consumo di suolo”. Ma quanta roba è? Di che cifre parliamo?
Le polemiche legate ai disastri del sisma hanno messo in luce che in Italia esistono 701.978 capannoni che coprono con le loro pertinenze (annichilendo aree rurali e paesaggi di pregio)2.000 kmquadrati, 17 volte l’estensione della città di Napoli. Sono situati soprattutto in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Solo a Milano – cita Pratesi – sono 3,5 i milioni di metri cubi di edifici pubblici o privati non più in uso (ex fabbriche e scali ferroviari, cascine abbandonate, cabine elettriche) di cui 880.000 sono uffici sfitti. Sono6.977 inItalia i chilometri di ferrovie chiusi e abbandonati con tutte le infrastrutture connesse (caselli, stazioni e relativi parcheggi, depositi e binari di deposito). Tra le tantissime strutture militari non più in uso, solo in Sardegna ci sono aree e edifici demaniali per144.230 ettari, per una superficie costruita di467.000 metri quadratie un volume di circa 4,5 milioni di metri cubi
Ci sono però anche casi virtuosi. Pratesi ne cita una decina. A Napoli, per esempio, il Parco «Lo Spicchio» è stato trasformato dal WWF con un cofinanziamento del Comune, da «discarica urbana» a laboratorio didattico. Nel cuore del quartiere Vomero, 14.000 mq dell’ex gasometro si trovano in via di riqualificazione per creare un Parco Agricolo.
In Friuli Venezia Giulia: grazie ai fondi di un progetto Life dell’Ue, il Comune di Rivignano (Udine) sta ricostruendo l’antico habitat della pianura friulana, creando 32 ettari di foresta planiziaria con essenze autoctone su un’area sovra-sfruttata dall’agricoltura intensiva.
In Lombardia: il Parco delle Noci a Melegnano (Milano), nato su un’area prima agricola, poi trasformata in industriale e infine abbandonata al degrado e alle discariche, è oggi uno spazio verde con stagni, piantagioni di alberi e ambienti naturali padani, dedicato all’educazione ambientale. A Trezzo sull’Adda, nell’Oasi WWF Foppe di Trezzo ricavata su una ex cava di argilla, si è ricostituito l’ambiente originario della Pianura Padana.
Di questi e di altri casi torneremo a parlare diffusamente, con inchieste e documentazione fotografica su questo sito. Anche questa, signori, è bellezza.
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