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Parma celebra Bodoni, genio della tipografia

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20/10/2013

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Parma celebra Bodoni, genio della tipografia

Nel bicentenario della sua morte, il maestro della tipografia Giambattista Bodoni viene ricordato nella città dove raggiunse alti livelli di carriera: Parma. Il capoluogo emiliano -già sede del museo Bodoniano- ha allestito una mostra che avrà luogo fino al 12 gennaio, articolata secondo la dicotomia Vita-Opere. I tratti biografici del maestro saranno presentati a Teatro Farnese,  mentre la Galleria Petitot della Biblioteca Palatina esporrà i suoi ingegnosi appunti e insegnamenti riguardo la stampa.

Su incarico del duca di Parma Ferdinando, Bodoni diresse la Tipografia Reale dove supervisionò la tiratura di importanti edizioni classiche tra cui l’Oratio Dominica (1806), memoria del viaggio parigino di Papa Pio VII per assistere all’incoronazione di Napoleone Bonaparte; Epithalamia Exoticis Linguis (1775), I lavori di Orazio (1791) e Poliziano (1795), La Gerusalemme Liberata e l’Iliade.

Le edizioni curate da Bodoni spiccavano per la qualità  dei dettagli poichè era lui stesso a miscelare gli inchiostri e a poggiarli sulla carta migliore per dare vita a precise tipografie ed illustrazioni. Oltre al riconoscimento di tutta l’aristocrazia europea che si avvaleva dei suoi testi, il maestro ricevette anche gli onori del papa e dell’Anzianato di Parma, che nel 1803 gli conferì la cittadinanza onoraria coniando anche  una medaglia in suo onore. Nel 1808 riceve una pensione vitalizia da Murat e nel 1810 un’altra da Napoleone “in considerazione dei progressi che egli ha fatto fare all’arte tipografica”.

La Bellezza ispirò il Manuale Tipografico, pubblicato postumo nel 1818 dalla moglie Margherita, contenente più di 600 incisioni tra ornamenti e vignette, che si presenta come una storia dei caratteri moderni da Firmin Didot a John Baskerville. Nella prefazione al manuale, Bodoni riconosce quattro qualità che fanno la bellezza di un carattere tipografico: la regolarità del disegno per preservare i dettagli di ogni lettera; l’eleganza e la nitidezza che si ottengono solo con una matrice dai punzoni ben definiti; il buon gusto della semplicità ed infine l’incanto, profuso dalle lettere scritte attentamente e con passione. ‘’Non voglio che cose magnifiche’’ diceva infatti il tipografo, della memoria del quale scripta manent.

Giulia Coia

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