Palermo, l’oratorio “digitale”di San Mercurio
La storia dell’Oratorio di San Mercurio di Palermo è legata ad un’antica leggenda. Si narra, infatti, che il viceré Giovanni de’ Vega, per tre notti consecutive, dalle finestre del Palazzo Reale vide una strana luce nascere nella zona non abitata antistante al Palazzo; dopo alcune ricerche, fu trovata l’immagine della Vergine dipinta su una roccia. Nel 1557, quindi, il viceré decise di far erigere, sull’antico antro di San Mercurio, due Oratori e la Cappella dedicata alla Madonna del Deserto, dove custodire la sacra immagine.
Nel 1572 il Senato di Palermo concesse l’edificio alla Compagnia della Madonna della Consolazione in San Mercurio. Nel 1678 l’Oratorio di San Mercurio fu decorato da Giacomo Serpotta, artista Barocco che intervenne sulla decorazione a stucco delle sei finestre lasciando, nel secondo decennio del Settecento, la zona della controfacciata e del cantoria al figlio Procopio. Gli stucchi dell’arco e del presbiterio, sempre di scuola serpottiana, sono da ricondurre a metà del Settecento mentre il pavimento, interamente in maiolica con decoro a disegno unico, è stato realizzato da maestri palermitani sempre nel Settecento.
Tutta l’arte, la storia e la tradizione racchiuse nell’Oratorio di San Mercurio, per essere valorizzate e promosse come patrimonio culturale, sono state oggetto, lo scorso 4 maggio, di un’Invasione Digitale.
Le Invasioni digitali sono delle iniziative create e dedicate alla promozione del patrimonio culturale italiano attraverso internet: i visitatori del luogo sono stati invitati a condividere le fotografie su Facebook, Twitter, Instagram o altri social network, accompagnando la foto con una breve descrizione e con i tag #oratoriodisanmercurio #amicimuseisiciliani #siciliainvasa2014 #invasionidigitali. L’uso di questi tag è fondamentale, perché permette di indentificare le immagini sul web, dando un significato e maggiore visibilità alle fotografie.
Un’iniziativa che, oltre ad aver raccolto un grande successo, ha contribuito a valorizzare e a dare visibilità a uno dei tanti esemplari dell’immenso patrimonio culturale della nostra terra.
Clara Cosenza
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