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Mario Sechi: “Tutte le volte che ce l’abbiamo fatta”

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05/11/2012

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Mario Sechi: “Tutte le volte che ce l’abbiamo fatta”

Italia, il paese delle contraddizioni. L’Italia, il paese che continua a bruciare di vita al Sud, mentre le forze del Meridione sono prosciugate dalla burocrazia e dalla mafia. Mafia che ora sembra voler arrivare anche al Nord. L’Italia, il paese che cede al piacere degli stregoni elettorali. Italia, è il paese di Giotto e Michelangelo e Machiavelli, di Meucci e Marconi, di Mennea e Prada. Una nazione, una patria che può avere ancora molto da dire, e anche, perché no, da ridire. Proprio della capacità italiana di avere qualcosa da proporre, da esporre e da disporre parla Mario Sechi, direttore del quotidiano romano Il Tempo. Nel suo ultimo libro, Tutte le volte che ce l’abbiamo fatta, (Mondadori), il giornalista propone le storie di chi ce l’ha fatta. Le discute, le amplia, le vivifica.

Ma è nella prefazione che si riassume l’anima del libro. «Abbiamo una narrazione?» potrebbe essere questa la domanda chiave, la formula che riassume tutto il pensiero di Sechi. Sì, a suo avviso esiste ancora una narrazione italiana che guardi al futuro, che sia ancora in grado di dare di sé un’immagine creatrice, estensiva e ostensiva di una serie di opzioni foriere di futuro che ancora non sono state scoperte. E basta guardare indietro, verso la storia, ma la Storia, con la S maiuscola per capire che l’Italia è più che qualche bazzecola.

In primis, cominciando, secondo Sechi, a ridare spazio ai due momenti storici chiave del nostro mondo italiano: il Risorgimento e il Fascismo. «La verità è che non si può far finta che non siano esistiti» scrive Sechi nella prefazione.

Ma non si tratta di un’operazione di revisionismo storico che Sechi vuole proporre. Ma di una lettura effettiva e veritiera di quanto sia realmente accaduto in passato per esprimere al meglio le potenzialità di un popolo che ha avuto tra i suoi figli Giacomo Leopardi e Alessandro Manzoni.

Per Mario Sechi «gli esiti fascisti e sfascisti, i comunismi e i luogocomunismi» sono tutti dietro l’angolo, e proprio per andare oltre un ventennio che si è imbevuto di una lettura manichea della società politica, tra berlusconismo e antiberlusconismo, che poi si è riflettuta anche sulla società, è tempo di proporre una nuova lettura del passato; che sia efficace, che sia vera e soprattutto positiva. Che si lasci alle spalle le tentazioni del “disfattismo peggiorativo” che propugna una lettura lugubre della Patria, e dire che l’Italia ha invece la possibilità di “essere cosa”, citando il filosofo Severino. Quella che ha sconfitto le Br, quella che ha superato la distruzione della Seconda Guerra Mondiale, e quella che è sopravvissuta al vuoto politico del dopo Mani Pulite. Per Sechi, l’Italia ce la deve fare, perché ce la può fare.

Leonardo Rossi- LumsaNews

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