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Marco Bartoletti e la sua azienda “differente”

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06/05/2013

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Marco Bartoletti e la sua azienda “differente”

Marco Bartoletti (secondo da sinistra) col suo staff

Marco Bartoletti, cinquantunenne imprenditore toscano di Calenzano è riuscito con la creatività a fronteggiare la recessione economica che negli ultimi anni ha colpito profondamente l’Italia, non rinunciando ad  assumere nella propria azienda persone con malattie anche gravi.  L’azienda in questione è la BB SpA che opera nel settore della moda e che occupa oggi 250 persone. Tra ganci, fibbie, cerniere, ornamenti, bottoni, chiusure, catenelle, manici e tacchi, l’impegno nel sociale della BB SpA si estende anche al sostegno della Parent Project Onlus, associazione impegnata nella lotta alla distrofia di Duchenne (la più grave delle distrofie muscolari) attraverso la promozione e il finanziamento della ricerca scientifica.

L’ex ragioniere è partito con due soli operai e un investimento di 7 milioni di lire, ma, da quando nel 2000 fu contattato da una grande casa di moda fiorentina, i fatturati sono cresciuti costantemente e i dipendenti sono diventati 240.

Alla BB SpA, la scelta del personale viene fatta senza pregiudizi sul sesso o sulla provenienza geografica:  il 50% dei collaboratori dell’azienda sono donne e  quasi un terzo degli assunti sono filippini, peruviani, marocchini, romeni, indiani, pakistani.  Unica eccezione i cinesi, che l’imprenditore preferisce non assumere per evidenti motivi di possibile concorrenza.

Bartoletti, per il suo team, si avvale anche dell’opera di una psicologa per dare sostegno a chiunque tra i dipendenti ne avesse bisogno.

Ma la cosa straordinaria è che la BB SpA, a differenza di tante aziende italiane, dà priorità all’assunzione di persone con malattie o handicap, solitamente considerate “più lente” nell’apprendimento di un mestiere. In questa azienda toscana possono invece mostrare le proprie qualità e sentirsi come “in famiglia”.

Marco Bartoletti, in una recente intervista al portale tiscali.it, spiega che nella sua produzione di accessori moda “queste persone meno fortunate sono una ricchezza e il lavoro non ne risente assolutamente, anzi, se ne avvantaggiano creatività e passione”. E aggiunge: “avere un ragazzo con problemi accanto ad uno normodotato è un valore che dà più soddisfazione del fatturato”.

L’imprenditore ne è convinto a tal punto che vorrebbe creare un’azienda in cui soci, gestori ed operai fossero esclusivamente persone con problemi di salute o di handicap.

Laura Rubboli

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