Luigi Faraoni e l’arte del micromosaico a Roma
Luigi Faraoni è uno dei sette maestri capaci di lavorare lo smalto vetroso e trarne preziosi. Uno dei sette artisti rimasti a Roma a presidio di questo artigianato così di nicchia che trale le sue origini nel tardo settecento. “Quest’arte – spiega Faraoni – nasce a Roma dall’alchimista Giacomo Raffaelli nel 1784. Rafaelli inventò lo smalto filato e riprodusse le scenedi Pompei, molto in voga in quel periodo per via delle scoperte fatti durante gli scavi”. A Roma nacque poco dopo l’Accademia di San Luca, nella quale le scene più rappresentare erano quelle bucoliche, ma andavano molto anche le immagini settecentesche e le “colombe di Plinio”. Venivano perlopiù applicate su gioielli come collane, orecchini, anelli e sulle tabacchiere. Oggi sono considerati più oggetti da collezionismo e d’antiquariato.
La bottega di Faraoni è al civico 137 di via dei Banchi Vecchi, tra il lungotevere Sangallo e corso Vittorio Emanuele II, e sull’insegna c’è scritto “Roman Micromosaic”. La scelta del nome la spiega lo stesso artista: “Il primo libro che ho letto sul micromosaico è stato proprio ‘Roman Micromosaic’. Poi sono arrivato al manuale di Petochi ‘Micromosaico’. Ma in realtà non ho mai smesso di studiare e documentarmi”. “Gli oggetti che realizzo – aggiunge Faraoni – sono tutti interamente fatti a mano: una macchina non potrebbe mai sostituire il tocco umano. Ogni pezzo è unico. La lavorazione non ha un tempo definito. Lo faccio e basta. L’unica limite è che quando il gioiello è completo, ci vogliono 30 giorni affinché il materiale che tiene il mosaico si essicchi”. Ma per prima cosa bisogna preparare la materia prima: prendo lo smalto vetroso e lo taglio in pezzi minuscoli, poi li assemblo per la composizione e infine passo allo stoccaggio e alla levigatura”.
Ma chi sono i clienti e cosa cercano? “I clienti che comprano appartengono a una fascia medio-alta Nella mia bottega vengono anche stranieri, come inglesi o americani, ma molto spesso non so qual è il vero acquirente perché succede che degli intermediari comprano per altri. Tra i prodotti più richiesti ci sono gli immancabili gemelli e anche gli orologi, molto particolari, con il quadrante in micromosaico. Anche se, pesando di più, hanno un prezzo decisamente più elevato”. Per rilanciare ora quest’arte sarebbero opportune iniziative del Comune o della Regione. E degli stessi micro mosaicisti. I sette non sono ancora sbarcati sui social network ma sono comunque in rete con il loro sito. Per quello di Faraoni: www.romanmicromosaic.it.
(Sara Stefanini- Lumsanews)
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