Londra 2012: l’Italia chiude con 28 medaglie “artigiane”
La cerimonia di chiusura di Londra 2012 ha messo fine a quella che sarà ricordata come l’Olimpiade di Usain Bolt, l’atleta giamaicano entrato nella storia con l’oro nei 100, nei 200 e nella staffetta 4×100. L’Italia si è piazzata all’ottavo posto con 28 medaglie, una in più rispetto a Pechino 2008. E’ stata la vittoria dell’Italia “artigiana”, contro le corazzate dello sport “industriale”.
Lo ha messo bene in luce Vittorio Zucconi in un bell’articolo su “la Repubblica” intitolato “Vince l’Italia dei piccoli artigiani: è il destino dello sport, e non solo”. “Con uno scatolone pieno di medaglie e rimpianti – scrive Zucconi – l’ Italia dello sport resta agganciata alla “top ten” delle nazioni”. L’ Olimpiade londinese ha dato una conferma: “l’ Italia dello sport, esattamente come quella dell’ economia, vive e sopravvive soltanto di microaziende, di Pmi, piccole e medie imprese, non avendo grandi società o grandi industrie o grandi campioni negli sport globali”.
Nella classifica finale gli Usa si confermano la nazione regina dell’Olimpiade. La più medagliata in assoluto. A Londra gli atleti statunitensi hanno vinto 104 medaglie in tutto di cui 46 d’oro. Secondo posto per la Cina che ha chiuso con 87 medaglie di cui 38 d’oro. Terza la Gran Bretagna con 65 medaglie, di cui 29 d’oro. L’Italia, con le sue 28 medaglie (otto d’oro) rafforza la competitività di questa vecchia Europa, che – se fosse davvero unita – surclasserebbe Stati Uniti, Cina e Russia.
”Siamo nel G8 dello sport” ha commentato con soddisfazione il presidente del Coni, Giovanni Petrucci, al quale Zucconi dà atto di aver saputo tirare fuori gemme dal deserto. “Merito del Coni – scrive Zucconi – è quello di coltivare i piccoli orti nel deserto della cultura sportiva italiana, di tenere aperte le botteghe artigianali dell’ arco, della scherma, dei tiratori, sapendo che soltanto da loro possono venire frutti e prodotti presentabili, e competitivi, sul mercato dello sport olimpico. Con il successo in sport praticati da pochi, valorosi appassionati, che affiorano ogni quattro anni dagli abissi della indifferenza del grande pubblico, delle televisioni, dei media antichi e nuovi e sbalordiscono gli spettatori regalando successi che compensano i fiaschi nelle discipline più diffuse nel mondo, il Coni di Gianni Petrucci ha fatto meglio a Londra di quanto avesse fatto a Pechino”.
L’Italia a Londra 2012 ha ottenuto – come detto – 8 medaglie d’oro, 9 d’argento e 11 di bronzo,28 intutto, una in più di Pechino 2008, dove l’Italia aveva conquistato 8 ori, 9 argenti, 10 bronzi e chiuso in nona posizione. E’ stata la scherma a fare come sempre la parte del leone, con ben 7 medaglie (3 d’oro, 2 d’argento e 2 di bronzo), un quarto del bottino complessivo. In questa disciplina, nella storia olimpica, l’Italia raggiunge le 121 medaglie, di cui 48 d’oro.
Gli azzurri sono andati a medaglia, però, solo in 15 discipline, restando praticamente a secco nella regina delle specialità olimpiche, l’atletica, nel nuoto e nel ciclismo che tante soddisfazioni ci avevano dato in passato. In questi tre sport solo tre bronzi: uno inaspettato nel salto triplo col 36enne Fabrizio Donato, uno di Martina Grimaldi nel nuoto di fondo ma lontano dalla piscina olimpica ed uno di Marco Aurelio Fontana ma nella mountain bike. Nella ginnastica artistica un solo bronzo agli anelli di Matteo Morandi e nel canottaggio un argento del doppio maschile. Bene invece l’Italia artigiana nella canoa slalom con l’oro di Daniele Molmenti e nel tiro con l’arco con il primo posto per la squadra maschile. Incredibile Italia anche nel taekwondo con un oro e un bronzo. “Noi torniamo a casa – commenta Zucconi – con le medaglie fabbricate da un artigianato dello sport, che ci salva la faccia ogni quattro anni. Per ora”. Speriamo che continui a farlo. Appuntamento fra 4 anni a Rio de Janeiro. (Bruno Cossàr)
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