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Incisori olandesi del ‘600 ai Musei Reali di Torino

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11/12/2016

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Incisori olandesi del ‘600 ai Musei Reali di Torino

museirealitorinoI Musei Reali di Torino fino al 26 febbraio 2017 saranno la sede del “secolo d’oro” delle incisioni raccontato attraverso l’opera di grandi maestri olandesi. Tra le incisioni raccolte nelle collezioni della Galleria Sabauda: le acqueforti di Rembrandt, Both, Waterloo, Du Jardin, Berchem, van Ostade e altri ancora sono le protagoniste della mostra L’occhio fedele. Incisori olandesi del Seicento, a cura di Giorgio Careddu. Un’esposizione che mira a dare spazio alle straordinarie collezioni dei Musei Reali, spesso poco conosciute al grande pubblico.

La mostra presenta 32 fogli tratti dalla collezione della Galleria Sabauda che risalgono alla Gouden Eeuw – secolo d’oro- dei Paesi Bassi settentrionali. È questo il momento in cui la neonata Repubblica delle Province Unite si afferma nel panorama mondiale come prima potenza economica, crocevia di commercio e molteplici culture. Non è un caso, infatti, che in questo secolo fioriscano la cultura e l’arte come mai prima di allora. In un clima di relativa stabilità politico-economica, il desiderio di legittimazione della Repubblica e del suo dominante ceto borghese si traduce in una produzione artistica ricca ed eterogenea. Le incisioni a stampa hanno in questo periodo un campo di diffusione molto vario: calendari, libri illustrati, vedute di città, paesi, castelli, navi, costumi, ritratti e riproduzioni di dipinti celebri, stemmi e fregi. occhio_fedele_1

Sono proprio le incisioni e le acqueforti degli artisti olandesi che documentano alcuni dei generi più diffusi, ma anche la capacità di osservazione e di descrizione attenta della realtà.

Questa peculiarità fu definita da un grande scienziato inglese del tempo, Robert Hooke (1635-1703) definì il frutto di “una Mano schietta e un Occhio fedele”.

I visitatori potranno seguire un percorso che si articola in quattro differenti tappe.

La prima di queste è il paesaggio, da Rembrandt van Rijn a Jacob van Ruisdael.

museireali-olandesiIl genere paesaggio nel secolo d’oro è visione pura, restituzione fedele di un frammento di mondo reale, senza commistioni con soggetti narrativi di matrice religiosa, storica o mitologica. Attraverso le vedute di Rembrandt o le descrizioni di van Ruisdael ammiriamo uno spazio che potrebbe continuare all’infinito, la rappresentazione di un qualsiasi giorno.

Vi sono poi le scene di vita, al centro delle incisioni di Adrien van Ostade.

Lo sguardo si sofferma su momenti di vita familiare, musici o viandanti o su piccole scene aneddotiche di ubriachi e di prostitute. Le piccole azioni quotidiane degli uomini si accompagnano alla descrizione accurata del mondo che li circonda, fatto di innumerevoli oggetti d’uso e anche di animali raffigurati nei loro peculiari momenti di vita, come un maiale che si abbandona al sonno nel sole.

Terza tappa del percorso è la campagna di Paulus Potter. Pittore di paesaggi e di animali, Potter lavorò ad Amsterdam, dove morì a soli ventinove anni. Le sue mucche, affacciate sugli orizzonti di una placida campagna, documentano la cura dell’arte olandese per la descrizione del reale, ma suggeriscono anche un’atmosfera sognante e sospesa, una sorta emblematica meditazione sul mondo, attraverso lo sguardo delle sue creature più umili.

Quarto e ultimo snodo: gli animali. La raffigurazione di mucche, cavalli, asini, pecore e cani costituisce un filone particolarmente apprezzato della pittura olandese del Seicento e uno dei modi con cui gli artisti documentano la varietà del creato, attenti a riportare le peculiarità delle razze e la diversità delle posture.

Natalia Sacchi

Maggiori informazioni: www.museireali.beniculturali.it

 

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