L’Italia patria della bellezza, ma non della felicità
L’Italia sarà sempre la patria della bellezza, ma non è più – da tempo – la patria della felicità. Ce lo dice ancora una volta con amara chiarezza il Rapporto mondiale sulla felicità. In vetta c’è la Danimarca: l’Italia è solo cinquantesima Il del Report è stato presentato alla World Happiness Conference che si è tenuta a Roma dal 15 al 17 marzo. Più di 80 partecipanti, provenienti da almeno 20 paesi, hanno discusso lo stato dell’arte sull’emergente scienza della felicità. La Conference si è conclusa all’Auditorium della Conciliazione, davanti ad una platea di duemila studenti delle scuole superiori romane, e dopo i saluti del pro-rettore alla didattica della LUMSA Giovanni Ferri..
Dopo la Danimarca il paese più felice al mondo è la Svizzera e, a seguire, l’Islanda, la Norvegia, la Finlandia e poi Canada, Olanda, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Restano fuori dai primi 10 paesi felici gli Stati Uniti (tredicesimi), la Germania (sedicesima), il Regno Unito (ventitreesimo) e la Francia (trentaduesima). In Italia, che si classifica al 50° posto, probabilmente perchè ci sono grandi problemi sociali come la disoccupazione giovanile, che è uno dei principali fattori di infelicità. Inoltre, come hanno spiegato i curatori del Report, c’è una pesante e diffusa percezione di un alto livello di corruzione.
I dati presentati dal World Happiness Report 2016 mostrano un ritratto globale della felicità com’è percepita nei singoli Stati. La classifica del rapporto, si fonda sul voto, da uno a dieci, che le persone danno alla loro vita ed è basata su interviste realizzate in 156 paesi tra il 2013 e il 2015. Il voto medio degli italiani alla propria vita è 5,9, un quasi sufficiente rispetto al top del 7,5 danese. Il Rapporto rivela che le variazioni del livello di felicità percepita dipendono per lo più da sette fattori: il Pil reale pro capite, l’aspettativa di vita in buona salute, l’avere qualcuno su cui contare, la libertà nel fare scelte di vita, la libertà dalla corruzione e la generosità.
L’Italia comunque –come ha ricordato il prof. Luigino Bruni, della LUMSA, uno dei curatori del Rapporto – è stata a lungo la patria della felicità se non altro perché mentre in Inghilterra l’economia nel ‘700 nasceva come “scienza della ricchezza”, in Italia a Napoli e in tutta la penisola la nuova scienza economica prendeva il nome di “scienza della pubblica felicità”. L’aggettivo “pubblica” era molto importante perché indicava il rapporto fra l’economia con il bene comune e le virtù civili. Non stupisce allora che in questo Rapporto siano molti i capitoli scritti da economisti italiani che continuano oggi a produrre una economia umanistica, civile, attenta alle ragioni del bene comune. Oggi l’Italia e l’Europa hanno un enorme bisogno di bene comune perché l’aumento delle diseguaglianze ci sta dicendo ormai da tempo che il bene dei singoli cittadini più ricchi può crescere a scapito dei più poveri, mentre come ricordavano gli antichi economisti italiani, “Non si può essere felici da soli”, perché la felicità è una forma alta di bene comune.”
Il rapporto mondiale sulla felicità è fondato su dati Gallup presenta le sei variabili fondamentali che spiegano i tre quarti della soddisfazione di vita nel mondo. Il rapporto distinguerà da questo punto di vista tra variabili individuali e variabili-paese specificando quanto conta la politica nazionale per la soddisfazione di vita individuale. Per la prima volta inoltre verranno approfondite le relazioni tra felicità individuale e diseguaglianza della felicità in ciascun paese. Il rapporto presenterà la classifica aggiornata dei Paesi in termini di soddisfazione di vita media nonché la classifica delle variazioni che indicherà i paesi che hanno vissuto maggiori cambiamenti positivi e negativi di soddisfazione di vita negli ultimi anni. Quale sarà quest’anno il Paese più felice? E l’Italia? Il Report, inoltre, evidenzia come il denaro da solo non fa la felicità. Anche fattori come educazione, fiducia, buona salute contribuiscono a disegnare le strade del benessere orientato allo sviluppo sostenibile.
Rosanna Angiulli
Per maggiori info:
Sito ufficiale WHR 2016: happiness.lumsa.it
Happiness Economics and Interpersonal Relations (HEIRS): www.heirs.it
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