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L’ombrello dei Talarico diventa un oggetto d’arte

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31/07/2012

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L’ombrello dei Talarico diventa un oggetto d’arte

Che cosa c’è da inventare ancora sull’ombrello? Probabilmente niente.  I giapponesi ci provano con piccole diavolerie tecnologiche, ma senza grande successo. L’ombrello è e rimane quello inventato, in Cina intorno al 550 avanti Cristo, comprensiva già delle sua varianti ombrellone e parasole. Eppure a Napoli c’è una famiglia che ne ha fatto un oggetto di culto e di prestigio, un altro marchio indelebile del made in Italy in giro per il mondo. Un esempio positivo che viene da questa città molto creativa.

L’esempio porta il nome della famiglia Talarico. A Napoli dire ‘Talarico’ è come fare un tuffo nella storia partenopea, esattamente nel 1860, anno in cui nasce con Achille Talarico (violinista), la prima ditta di ombrelli fatti a mano. Da quattro generazioni la bottega di via Trinità degli Spagnoli è uno dei posti più importanti che racconta le vicende di una città di arte e mestieri che ancora oggi ‘vive’ nel nostro tempo nel poliedrico centro storico di Napoli. La tradizione continua grazie al figlio di Achille, Giovanni Talarico, che nel 1924 apre un nuovo laboratorio in Vico Due Porte a Toledo e nel 1933 vede un nuovo erede in Mario Talarico che cresciuto tra i banchetti da lavoro e macchine da cucire, offre al mondo la sua esperienza manifatturiera.

Oggi la tradizione prosegue con il nipote, Mario Talarico jr. L’antica lavorazione degli ombrelli prevede l’utilizzo dei migliori materiali disponibili sul mercato e montati su legni pregiati come il ciliegio, la ginestra, la canna di malacca; tutti i manici vengono lavorati a mano in legno duro, in bambù o su aste molto pregiate ricalcando, in alcuni modelli, lo stile degli anni ’50. Esistono diverse categorie di ombrelli: i pieghevoli, da uomo, da donna, unisex, a sediolino o ancora, ombrelli suddivisi per tipologia di tessuto pregiato talvolta dipinti a mano. Il 21 ottobre 2007, quando Papa Benedetto XVI celebrò la messa in piazza del Plebiscito a Napoli, i Talarico gli regalarono un pezzo unico: completamente bianco, un ombrello dal manico di legno di Malacca con quarantotto Swarovski rossi. Sono ombrelli molto resistenti e unici: hanno testine intarsiate a mano in legno, vetroresina; manici realizzati con materiali pregiati come l’argento, che caratterizzano una linea unica, i ‘manici artistici’. Una curiosità per finire: i Talarico realizzarono, su commissione, un ombrello per una scena (dei Re Magi) della celebre commedia ‘Natale in casa Cupiello’ di Eduardo De Filippo.

È Mario Talarico jr, insieme allo zio Mario di 79 anni, che mantiene ancora vivo questo talento tramandato di generazione in generazione. All’entrata  del laboratorio in Vico Due Porte a Toledo, quello che colpisce all’entrata è il banchetto ‘secolare’ che evidenzia i segni del tempo trascorso e del duro lavoro di cui è stato co-protagonista. Mario Talarico Jr  si dichiara “un artigiano dimenticato dalle istituzioni”. Sì, perché “ormai – spiega  Mario jr. – l’artigianato è la ‘spina dorsale’ dimenticata del Paese e oggi fa molta fatica ad emergere. Il made in China  sta invadendo il mercato. Tocca a noi far apprezzare nuovamente il nostro artigianato. Come un tempo. Ma non è semplice”. “ Ma il made in China – continua Mario jr. mentre è alle prese con un nuovo ombrello – non è mai un risparmio! Sono ombrelli fragili, usa e getta. Certo, sarebbe bello ritornare all’800, ai fasti del nostro artigianato. Intanto, però, il valore aggiunto della bellezza anche su un oggetto semplice come l”ombrello si tocca guardano le cifre: un ombrello cinese si compra anche con meno di cinque euro. quelli dei Talarico vanno dai 20 ai 600 euro, con punte di 2000 euro.

Programmi per il futuro? “Se avessi avuto la possibilità, sarei andato all’estero; magari a Mosca e far conoscere di persona la storia dei Talarico, la nostra tradizione ma poi… avrei dovuto lasciare tutto questo…” e indica malinconicamente la bottega nella quale è cresciuto, piena zeppa di materiali e manufatti, ma anche di tanti ricordi d’infanzia. Ma Mario jr. crede ancora fermamente nel futuro dell’arte della sua famiglia e con una punta d’orgoglio conclude: “ho scelto di intraprendere questa strada come ha fatto Dio quando ha creato il mondo. In fondo, anche Lui è un artigiano…”.

(Fabio Pariante)

 

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