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L’incanto di Ninfa va protetto… anche dalla tecnocrazia

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14/10/2017

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L’incanto di Ninfa va protetto… anche dalla tecnocrazia

C’è un magico paradiso ai piedi del Monti Lepini, un’oasi di storia e bellezza che deve essere preservata. Sono i Giardini di Ninfa, dichiarati ente morale dal Presidente della repubblica, in odore di diventare patrimonio mondiale dell’Unesco e inseriti tra i migliori dieci giardini del mondo da Financial Times e New York Times. Un’alchimia perfetta tra botanica e rovine medievali che rendono questo luogo, ad un’ora di auto da Roma, un unicum in Italia e nel Mondo. Le oltre 1300 specie di piante presenti nel giardino abbracciano le rovine storiche di un borgo medievale del 700’: unico collegamento sulla via Pedemontana tra Roma e il sud della Penisola, quando la via Appia era ancora ricoperta dalle paludi. Un patrimonio di biodiversità alimentato dal fiume Ninfa, con fontane antiche e specchi d’acqua, dove coesistono piante e arbusti provenienti da tutto il mondo con una fioritura perenne e un fattore di crescita esponenziale. Alla fine dell’Ottocento gli eredi della famiglia nobiliare dei Caetani, che possedevano già dal 1200 i territori intorno a Ninfa, decisero di crearvi un giardino in stile anglosassone, dall’aspetto romantico. La realizzazione del giardino fu guidata soprattutto da sensibilità e sentimento, seguendo un indirizzo libero, spontaneo, informale, senza una geometria stabilita.Un equilibrio naturalistico delicatissimo che va preservato con ogni mezzo e da ogni agente esterno – non soltanto ambientale – che possa metterne in discussione la preziosa esistenza.

Tra meno di un mese, a novembre, ci sarà un altro evento cruciale per il futuro di Ninfa: l’elezione dei vertici (presidenza e comitato direttivo) della fondazione Fondazione Roffredo Caetani di Sermoneta Onlus che dal 1972 si occupa proprio della gestione e della tutela di Ninfa. Fu fortemente voluta dalla principessa Lelia Caetani, ultima erede del Duca di Sermoneta per garantire il futuro di questa eccellenza italiana. Fin dagli albori l’azione della fondazione è stata fortemente caratterizzata da un amore alto e spassionato per la bellezza di questi luoghi, oltre ad un spirito di conservazione vincente. La periodicità delle visite e la dovizia nella cura e nella gestione dell’oasi mirano proprio alla conservazione della sacralità di questo luogo magico che attira ogni anno più di 70.000 visitatori nelle aperture pubbliche, oltre alle visite delle scuole e di gruppi organizzati provenienti da tutto il mondo. Oggetto di visite da parte di reali, studiosi, intellettuali e politici, in grado di generare un indotto importante per tutta la zona dell’Agro Pontino.

E’ facile immaginare che un’eccellenza come questa, anche per il blasone che conferisce a chiunque ne faccia parte, possa essere oggetto di giochi di potere, di una pericolosa politica della scambio che può sfociare in una gestione deleteria. Ninfa non ha certo bisogno di una gestione tecnocratica, ma piuttosto di una governance che abbia al centro della sua azione la tutela del giardino.

In molti, sia all’interno della stessa fondazione che fuori, come l’Associazione Internazionale Amici di Ninfa con sede a Londra e la stessa comunità Pontina, esprimono preoccupazione per l’invadenza di una politica di basso profilo, fatta di manovre localistiche e personalistiche di stampo provinciale e dettata da preoccupanti mire affaristiche. Per i più vigili la stessa modifica dell’articolo 11 dello statuto, che regola le procedure di nomina e la durata dei Consiglieri (inizialmente massimo due mandati quinquennali), sta ad indicare un pericoloso cambio di direzione. La modifica, voluta dall’ex presidente Gabriele Panizzi, in carica dal 2008 al 2012 e già presidente della Regione Lazio nei primi anno ’80, consente di rinnovare il mandato ai Consiglieri scaduti per motivi di “eccezionalità”. La norma, così rivista, ha permesso per esempio all’attuale presidente uscente, Pier Giacomo Sottoriva, di rimanere in carica tra consiglio e presidenza quasi trent’anni. Legittime quindi le preoccupazioni che all’interno della fondazione possa prender piede una politica gestionale volta al mantenimento delle “poltrone”. In quest’ottica, guardando al passato, diversi Consiglieri eletti e scaduti, per lo più di alto se non altissimo valore, tra cui un Ministro, esperti di livello mondiale nel restauro dei monumenti e Direttori di Parchi Nazionali, lasciarono l’incarico a fine mandato. Il consiglio della fondazione è quindi chiamato ad una grande presa di responsabilità per una scelta che dovrà essere dettata esclusivamente dall’interesse per il giardino di Ninfa. A guidare il nuovo corso dovranno essere persone dalla caratura morale e culturale indiscutibile, doti indispensabili per tenere tra le mani un gioiello tanto prezioso, quanto delicato. Ninfa, va ricordato, appartiene al mondo e la sua bellezza va preservata per chi verrà dopo. In fondo era questo il sogno di Lelia Caetani.

Luca Protettì

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