Il sindaco Marino vuole valorizzare le bellezze di Ostia
Durante la sua visita recente ad Ostia (in metropolitana) per fare chiarezza sulla vicenda delle spartizioni di spiagge macchiate dall’illegalità, il sindaco Marino si è soffermato anche sul patrimonio naturale ed archeologico del mare di Roma. ‘’Ostia – ha detto – ha delle bellezze e dei paesaggi che devono essere non violati con colate di cemento, ma valorizzate con iniziative attente di recupero anche dei siti archeologici.
Nata, agli inizi del IV secolo a.C. immediatamente dopo la caduta della città etrusca di Veio nel 396 a.C, Ostia, il cui nome viene da ostium ‘’foce del fiume’’, sorgeva a circa 16 miglia da Roma e aveva la funzione di controllo delle entrate nel Tevere. Con lo spostamento della flotta a Miseno, Ostia acquisì un nuovo aspetto urbanistico con la politica Augustea: sotto di lui avvennero la costruzione del teatro lungo il decumano massimo, e del centro politico-civile e religioso noto come ‘’foro cittadino’’, che doveva presentare sul lato settentrionale un primo Capitolium.
Secondo un’iscrizione, la costruzione del teatro, retrostante al Piazzale delle Corporazioni, dovrebbe essere attribuita ad Agrippa, genero e potente ministro dell’imperatore Augusto. Alla fine del II secolo Commodo fece ricostruire il teatro per ampliare la sua capacita’da3000 a4000 spettatori. I restauri che seguirono nel corso del tempo ne alterarono ulteriormente la struttura. Ad esempio, Ragonio Vincenzio Celso fece rafforzare alla fine del IV secolo il corridoio d’ingresso centrale sfruttando basi di statue prese dal Piazzale delle Corporazioni, in stato di abbandono. Il teatro venne poi adattato per spettacoli acquatici o ‘tetinimi’ (ancora a carattere nettamente pagano), nei quali si esibivano Nereidi e Ninfe della mitologia classica.
Gli scavi, intrapresi da papa Pio VII agli inizi del XIX secolo, misero in luce l’estensione di 34 ettaria fronte dei probabili 50 effettivamente edificati in antico.Il materiale più interessante rinvenuto risale alla fine del I secolo d.C., quando l’ultimo degli imperatori flavi Domiziano risolse la necessità di nuovi condomini abitativi con le insulae d’affitto, capaci di alloggiare la popolazione sempre più crescente di Ostia.
Oggi, il sito archeologico raccoglie circa quattrocento manufatti di cava raccolti e distinti per le diverse qualità, come il marmo di Teos o il frigio pavonazzetto cavati dell’odierna Turchia. Ancora, il variegato Fior di pesco e il venato caristio dall’Eubea in Grecia, più comunemente noto come Cipollino; la policroma breccia di Sciro, dall’omonima isola, e il celebre marmo di Chios; il rinomato lychnites, marmo statuario d’eccellenza cavato in galleria a Marathinelle Cicladi; il Giallo antico dalla Numidia e il pregiato alabastro d’origine egiziana.
Antistante agli scavi, si estende l’area del Borgo e della Rocca. Alcune epigrafi e sarcofagi, oltre ad alcuni monumenti sepolcrali, sono riconducibili ai primi secoli dell’Impero. Ma la struttura tipicamente medievale con mura e fossato si rifà alle ripetute restaurazioni intorno al IX sec da parte di Gregorio IV, che salvaguardò la popolazione ostiense dalle minacce saracene. Il nucleo di difesa denominato ‘’Gregoriopoli’’ assunse una fisionomia urbana sempre che andò ad accentuarsi col passare del tempo. Lo dimostrano frammenti ceramici che testimoniano l’incremento del nuovo insediamento, o gli stemmi marmorei della casata del Vescovo di Ostia che volle ripristinare l’intero circuito murario.
Giulia Coia
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