Libro – Cordovani : Il problema della bellezza
Uno sguardo umano non è paragonabile a nessuno dei panorami del mondo
Che cosa rappresenta la bellezza? Sapreste indicare con certezza soggettiva, ma anche oggettiva, ciò che è bello ai vostri occhi? Probabilmente sì, ma con altrettanta probabilità rischiate di essere poco obiettivi nel dare un giudizio preciso perché è facile lasciarsi coinvolgere solo dalla bellezza etica. La conoscenza del mondo esteriore ha condizionato l’uomo tralasciando il segreto e il divino che ciascuno ha dentro se stesso.
La monografia “Il problema della bellezza” del prof. Mariano Cordovani dell’Università Cattolica di Milano, indaga sul concetto di bellezza attraverso l’arte, la moralità e la religione in rapporto alla sensibilità umana. E’ un libro del 1926, scovato in un’antica biblioteca intitolata a Luigia Tincani, ma ha ancora una grandissima attualità.
L’individuo, di fronte al “problema” della bellezza, assume diversi atteggiamenti. Qualunque sia la sua origine tenta di accrescerla, di riprodurla, di conoscerla e sperimentarla attraverso l’arte, l’estetica, la natura e la religione; proprio come l’eleganza di un abito, l’architettura, l’espressione profonda di un dipinto, i suoni della natura creata da Dio che l’uomo ripropone con gli strumenti musicali. È grazie a questi “mezzi” che l’uomo racconta il suo stato d’animo segnando il proprio tempo, nel tempo che scorre.
Nel testo è rappresentato ampiamente il senso profondo della bellezza da cui è stregato Dante Alighieri. Per lui, il senso peculiare della bellezza per antonomasia è racchiuso nella figura di Beatrice, donna dalla bellezza non solo fisica ma anche morale che diventa sua musa ispiratrice anche in seguito alla sua morte prematura; una figura che condiziona per sempre l’esistenza di Dante, come si evince dalla sua opera il “Convivio”. Colto dalla disperazione più profonda, il sommo poeta sembra quasi cercarla attraverso le sue stesse parole, ma non trovando pace e riscontro nella letteratura, si affida alla bellezza di Dio, alla scienza teologica. Lo si evince negli ultimi capitoli del “Purgatorio”: per il poeta, Beatrice si trasforma in luce di Dio.
È questo uno dei focus che Cordovani vuole precisare: La bellezza psicologica vince all’infinito ogni bellezza fisica, ed uno sguardo umano non è paragonabile a tutti i panorami del mondo.
Tra le diverse questioni che l’autore si pone c’è quello, importante all’epoca in cui fu scritto il libro, tra la morale e l’arte: per padre Cordovani l’artista nasce per sentire e percepire il bello attraverso la mente e il cuore per poi manifestarlo con le opere, anche quelle più bizzarre: “La penna assomiglia al pennello e allo scalpello; il riprodurre non significa approvare e non significa mal fare. Le leggi dell’arte non sono le leggi della vita morale; e non necessariamente la violazione dell’una implica la violazione delle altre. Si può essere pessimi artisti e buoni cristiani, come si può essere uomini detestabili e, al tempo stesso, artisti di valore”.
Secondo Cordovani, la bellezza accresce in base al livello culturale dell’uomo che gli consente di interpretare la poliedricità del bello che si rinnova nella preghiera, nel silenzio, in un semplice sguardo. La passione come dolore è parte integrante della felicità dell’essere umano, perché solo chi non ha versato una lacrima di fuoco, chi non “brucia”, non sa nobilmente gioire. La passione è dolore, il dolore è amore e nella vita, “chi non ama, è morto.” (Fabio Pariante)
Titolo: Il problema della bellezza
Autore: P. Mariano Cordovani O. P.
Casa editrice: E. Zelli – Collegio S. Domenico
Data di uscita: 1926
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