La “Notte dei Musei” a Roma, ricetta che funziona
Per il “ponte dell’Immacolata” di quest’anno le istituzioni capitoline hanno fatto una scelta semplice e intelligente che, in tempi sospetti come quelli che stiamo attraversando, non era per niente scontata. Trovandosi di fronte al solito dilemma millenario “come intrattenere il popolo?”, l’assessorato comunale alla cultura ha scelto di puntare sulla risorsa primaria di Roma, la storia, e su una ricettaa che funziona, la cosiddetta “notte bianca”. In un centro storico illuminato dall’albero di Natale (un po’ sottotono, invero) di piazza Venezia, la possibilità di godere delle principali esposizioni temporanee, dei musei nazionali e comunali e di diversi luoghi simbolo della cultura della capitale, ha dato vita a una piacevole nottata vissuta da molti romani con trasporto e curiosità. Se poi, per scongiurare il rischio della solita “notte dei musei”, si aggiungono diversi concerti musicali di genere misto, si ottiene una formula che, per quanto elementare possa essere, funziona.
Nella spasmodica ricerca dell’evento spettacolare (o, almeno, particolare), tipica dell’approccio post-moderno alla fruizione dell’arte e agli spettacoli culturali, spesso non si tiene conto del contesto e del retroterra nei quali queste iniziative prenderanno forma. Laddove il contesto è delineato da una città con una storia millenaria e un’evoluzione unica come Roma, il rischio di annoiare è alto, quello di infastidire sempre presente. Perciò il refugium peccatorum designato ha un nome che permea fortemente di sé il rapporto degli italiani con la cultura e l’arte: tradizione. E allora, senza esagerare, si passa dalla musica barocca a quella degli stornelli romaneschi del Canzoniere Romano, dall’ “etnico” dei canti del mediterraneo al rock con qualche influsso di elettronica, il tutto in armonia con il contesto e ripetuto in diversi orari per permettere agli astanti di costruirsi un itinerario personale tra i luoghi e i generi amati.
Le code fuori dai palazzi, nonostante la pioggia, sono l’emblema del successo di quest’iniziativa: la cittadinanza ha apprezzato. Una nota particolarmente positiva è stata la possibilità di visitare non solo le collezioni permanenti ma anche le mostre temporanee; in un momento in cui tredici euro non sono una spesa che si affronta volentieri per un divertissement in declino come l’arte, l’euro simbolico che dava diritto all’ingresso, è un buon esempio di tentativo rilancio della cultura, seppur isolato e forse, per niente pragmatico.
Spesso viene spontaneo chiedersi perché nel resto d’Europa le cose funzionino così diversamente e come mai, ad esempio, a Parigi le condizioni per fruire gratuitamente del Louvre o della Gare d’Orsay siano semplicemente l’età, che deve essere inferiore a ventisei anni e la residenza all’interno della Comunità Europea. Se le capacità di promozione o, più semplicemente, di fantasia di molti degli addetti alla cultura in Italia spesso lasciano a desiderare, che almeno si faciliti l’accesso ai musei, alle gallerie, ai centri d’esposizione e ai siti archeologici,:non sia mai che un quadro di Caravaggio possa far rinascere l’interesse per lo studio, la conservazione e la valorizzazione del nostro patrimonio artistico.
Sabato Angieri
(Le immagini sono del Vittoriano e del Macro di via Nizza. Foto di Gianmaria De Luca)
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