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La cultura perno dell’identità europea

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14/09/2014

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La cultura perno dell’identità europea

AlbertazziIntrigante e insolita serata di riflessione sulla Letteratura e sul suo potere unificante  in un Teatro Argentina strapieno il 12 settembre scorso. Con uno straordinario monologo iniziale di Giorgio Albertazzi che ha preso qualche passo dell’Amleto  di Shakespeare e ne ha fatto una sorta di  suo dolente testamento spirituale.

L’occasione è stata la presentazione dell’opera Letteratura Europea diretta da Piero Boitani e Massimo Fusillo, edita da UTET Grandi Opere, diventata uno spunto straordinario per un dibattito sull’identità europea nella cultura e nell’arte. Sotto lo stimolo di Fabio Lazzari, presidente della casa editrice (la più antica in attività, essendo nata due secoli fa), sul tema «Archiviamo Shakespeare? Letterature e discipline umanistiche nell’Europa di Twitter»  sono intervenuti con il curatore Boitani, Yves Hersant dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, Gabriele Pedullà e Marino Sinibaldi, direttore di Rai3 e presidente del Teatro di Roma. Ed il “padrone di casa” Sinibaldi è stato  il primo a essere sollecitato dal presidente Lazzari sul concetto di “distanza”.

Una distanza che si può misurare  nei 450 anni dalla nascita del “Bardo” (1564), ma anche sui 25 anni che ci separano da quel novembre del 1989 in cui cadeva il muro di Berlino e in cui cambiava la storia dell’Europa con la fine della “guerra fredda”  che aveva portato in Europa rigide divisioni ideologiche e il completo isolamento culturale di intere nazioni. E’ da allora la cultura ha ripreso a circolare fra i Paesi del Vecchio Continente riaffermando il suo ruolo di vero perno dell’identità europea.Invito_Letteratura_Web_B

 Ma le guerre e le divisioni ci hanno insegnato che la cultura che unisce è quella rispettosa delle diversità, quella che rispetta la pluralità di approcci come fa  la cultura umanistica europea.  “Preservare questa caratteristica – ha detto il prof. Yves Hersant – è vitale per tutta la cultura europea”.  Sono infatti le culture la vera feconda ricchezza dell’Europa e la predisposizione ad accogliere

la diversità è oggi, come sostiene H.G. Gadamer “il proprio dell’Europa”. Così il motto dell’Unione –“In varietate concordia” – acquista tutto il suo senso: non significa solo convivenza pacifica ma anche che l’Europa ha una sua identità e costituisce una comunità di destino proprio perché non si definisce contro un nemico esterno o invocando una presunta superiorità.

 Dalla cultura l’unità per competere nel mondo

 Il 1 luglio 2014 è iniziato il semestre di presidenza del Consiglio Europeo dell’Italia, una delle nazioni fondatrici della CEE (Trattato di Roma,1957), una presidenza che – a parte il tentativo di introdurre una maggiore flessibilità in economia – ha anche l’obbiettivo di porre la cultura ed il turismo al centro del dibattito europeo”. “Ottima cosa” – secondo Fabio Lazzari – perché l’Italia è il Paese autorizzato dalla Storia a porre il tema della cultura come imprescindibile e prioritario. E farlo è interesse di tutti: senza cultura – che è ciò che storicamente unisce i cittadini europei al di là delle rivalità e dei cruenti scontri del passato – non ci può essere una forte e sentita unità politica.  E se la cultura è ciò che unisce noi europei, la letteratura per la sua forza comunicativa e il suo attingere immediato ai sentimenti umani è ciò che viaggia senza confini in ogni angolo del continente.FOTO_Letteratura_Europea_UTET

Una forza di cui, però, l’Italia non sembra avere contezza e memoria. “Una delle stranezze di questo Paese – ha detto all’Argentina il prof. Gabriele Pedullà –   è che non si rende conto e non valorizza quelli che sono i suoi punti di forza, come la cultura e la formazione umanistica”.

Viviamo in un mondo in cui l’identità europea è fondamentale – sostiene il prof. Piero Boitanie la letteratura è di basilare importanza, perché l’identità europea è fatta dalla sua cultura e dalla sua letteratura. Dall’epoca greco-romana, la cultura è la parte migliore dell’Europa. Se c’è qualcosa che abbiamo in comune è la letteratura, e quindi è su quella che possiamo costruire: la letteratura europea. L’unità culturale è la speranza per il futuro contro i tentativi di oggi di tornare a dividere l’Europa. E’ la letteratura quella che parla più da vicino, è la cosa che unisce, che ci ha uniti in passato nonostante le guerre e gli stermini. La letteratura è quella che fa l’Europa, insomma. Dobbiamo conoscere bene le nostre radici per essere aperti al presente e, soprattutto, al futuro.”

 Ripartire dall’uomo nelle sfide del Terzo Millennio

 In un’era come quella contemporanea, caratterizzata dalla tecnologia, permane – ha sostenuto il prof. Piero Boitani – e anzi è cresciuto negli ultimi decenni, il bisogno di un sapere più vasto che restituisca la centralità all’uomo e alla sua storia. Il sapere umanistico o “humanities” (gli studi letterari, filosofici, storici, artistici) in cui l’Italia e l’Europa eccellono, costituisce l’insostituibile altra metà del sapere moderno. Anche lo stesso sapere tecnologico e scientifico beneficia del “training mentale” e della maggiore consapevolezza offerti dal sapere umanistico.

La distanza tra sapere umanistico e quello scientifico è il frutto “recente” del Romanticismo ottocentesco. Nel passato le lettere, le arti, la filosofia,la matematica e la scienza dialogavano tra loro: dai filosofi-matematici dal mondo greco in poi, attraverso gli artisti-scienziati del Rinascimento, per arrivare all’illuminismo e la sua Encyclopédie (il cui sottotitolo recita Dictionnaire raisonné des sciences, des arts e des métiers).

E sempre a proposito di “distanze” UTET Grandi Opere ha voluto dar modo anche ai “nativi digitali” di trovare contenuti sul web: sul sito letteratura.passioneperlacultura.it saranno pubblicate le biografie degli autori, le trame e le descrizioni dei principali personaggi dei grandi capolavori trattati nel quarto volume dell’opera.

 Nel patrimonio letterario, la nostra identità

 In questo delicato e difficile momento di transizione in cui si rende necessario trovare importanti leve interiori per superare le difficoltà attuali e proiettarsi verso un nuovo corso economico e sociale, la storia e le parole dei grandi letterati possono costituire un punto di riferimento a cui ispirarsi per riflettere sulle grandi tematiche universali. “In questo recupero dei valori alti dell’umanesimo – ha detto Fabio Lazzari –  risiede anche una grande opportunità di sviluppo proprio per quei paesi che, come il nostro, sono depositari di uno straordinario patrimonio culturale  nei settori delle cosiddette humanities. Occorre quindi ripartire dai libri che hanno fatto l’Europa: la storia e le parole dei grandi poeti e romanzieri sono infatti la nostra memoria collettiva e possono contribuire a ricostruire una identità comune al di là delle attuali polemiche antieuropeiste.

 Ripartire da Shakespeare

 Bisogna allora ripartire da un’icona della letteratura europea, forse la più universale, quella di William Shakespeare del quale nel 2014 ricorre il 450° anniversario della nascita (1564) e a cui UTET Grandi Opere ha dedicato idealmente il progetto La Biblioteca Civitas Europae, un vero e proprio monumento alla cultura del nostro continente nel suo dialogo con il nostro paese. Un progetto che comprende 4 grandi realizzazioni editoriali: La Cultura Italiana, Letteratura Italiana, Storia d’Europa e l’ultima nata, appunto: Letteratura Europea.

Claudia Carpinella

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