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La bellezza ritrovata, opere recuperate in mostra ai Musei Capitolini

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03/06/2017

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La bellezza ritrovata, opere recuperate in mostra ai Musei Capitolini

Il 2 giugno , in occasione della Festa della Repubblica, è stata inaugurata a Roma, nei Musei Capitolini, una interessante mostra che rimarrà aperta fino al 26 novembre 2017. L’evento, intitolato La bellezza ritrovata. Arte negata e riconquistata in mostra, intende evidenziare e attualizzare l’impegno delle istituzioni a favore dell’arte con un’esposizione di importanti testimonianze artistiche che, a causa di vicende non sempre trasparenti, sono state, per moltissimo tempo, negate alla pubblica fruizione e spesso dimenticate nei depositi o in altri contenitori non accessibili al pubblico.

Le nostre bellezze artistiche sono continuamente sottoposte a furti, vandalismi e danneggiamenti dovuti a eventi naturali disastrosi ma anche alla mano dell’uomo. L’arte negata, mortificata e distrutta da guerre, furti e catastrofi come i terremoti, può tuttavia rinascere dalle macerie come la fenice, si può rivelare di nuovo grazie alla volontà, l’impegno e la caparbietà dell’uomo nel ricomporre e ricostruire la propria identità attraverso l’arte.

L’evento vuole anche porre in risalto il quotidiano impegno da parte del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale che opera con dedizione e caparbietà alla ricomposizione e ricostruzione del nostro patrimonio culturale.

L’esposizione è costituita da tre sezioni (e da una conclusione inaspettata).

La prima sezione, che riguarda le opere recuperate a seguito di furti, presenta alcuni dipinti di proprietà del Museo Nazionale San Matteo di Pisa, recuperati dai Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze nel 2014, a conclusione di una complessa e serrata attività d’indagine iniziata nel gennaio dello stesso anno in Olanda. Le opere erano state affidate nel 2002 a un restauratore toscano perché intervenisse a sanare il loro precario stato di conservazione. Le indagini, iniziate dopo la denuncia di scomparsa da parte della Direzione del Museo che ne aveva constatato la mancanza nel corso di un attività d’inventariazione, hanno rivelato che le opere erano state vendute nel corso degli anni dallo stesso restauratore a commercianti del settore e successivamente rivendute a società di brokeraggio internazionali francesi e svizzere. L’olio su tavola fondo oro raffigurante l’Addolorata di Quentin Metsys è transitato, ad esempio, prima presso un antiquario di Lucca e successivamente presso una società del settore svizzera, che lo ha proposto in vendita nell’ambito della mostra mercato di Maastricht per la cifra di ben tre milioni di euro. Acquistato da un collezionista straniero, il dipinto è stato localizzato finalmente in Grecia presso un deposito di stoccaggio di opere d’arte. Alcune delle rimanenti opere recuperate sono state ritrovate ancora nella disponibilità del restauratore indagato, altre presso antiquari e rigattieri della provincia di Lucca. Saranno anche presenti due opere che testimoniano l’attività di recupero e salvaguardia del nostro patrimonio culturale da parte del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

La seconda sezione riguarda le opere salvate dalle zone terremotate dell’Italia Centrale, nello specifico delle Marche. Si tratta di capolavori della rete museale dei Musei Sistini del Piceno e di un dipinto della Chiesa di Sant’Angelo Magno di Ascoli custodito nel deposito del Forte Malatesta di Ascoli, provenienti da alcune sedi danneggiate e chiuse a causa del sisma.

La terza sezione pone l’obiettivo su un tema purtroppo di grande attualità, i danni provocati dalle guerre, partendo dall’esempio di quanto accaduto al patrimonio della cattedrale di Benevento, colpita dalle bombe degli alleati nel settembre del 1943, il cui aspetto non doveva essere tanto diverso da quello delle tante chiese distrutte dai terremoti. Allora come oggi si provvide a recuperare e mettere in salvo il patrimonio superstite, ma gran parte del materiale fu evidentemente accatastato e dimenticato e, fino al ritrovamento del 1980, erroneamente ritenuto perduto. Subito dopo i bombardamenti furono tratti in salvo i preziosi arredi liturgici e i paramenti sacri, parte del cosiddetto Tesoro del Cardinale Orsini, arcivescovo di Benevento e poi papa col nome di Benedetto XIII. Fino al 1980 era opinione comune che dei due amboni del duomo, gli unici elementi superstiti fossero quelli conservati ed esposti presso il Museo del Sannio a Benevento e il Museo Diocesano a Benevento. Tuttavia, i lavori di scavo archeologico hanno portato alla luce i marmi depositati in uno dei locali adiacenti alla cripta: tutti i leoni che facevano parte dei due pergami e i frammenti delle colonne che li sormontavano, alcuni capitelli ed elementi di sculture e di lastre marmoree che ne costituivano le fiancate nonché la base con figure di mostruose cariatidi del cero pasquale e il fuso spiraliforme della colonna che su essa si impostava.

Rosanna Angiulli

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Curatori della mostra sono Vega de Martini con il Comitato Scientifico costituito da Claudio Parisi Presicce, Daniela Porro, Fabrizio Parrulli, Stefano Casciu, Anna Imponente, Peter Aufreiter, Paola Raffaella David e presieduto dal Generale Roberto Conforti.

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