Italia Creativa: ecco perché con la cultura si mangia
“Con la cultura non si mangia” sentenziò l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Eppure a guardar i numeri non si direbbe proprio. Almeno in Italia. L’industria della creatività e della cultura del Bel Paese cresce più del PIL. Se il prodotto interno lordo italiano nel 2015 ha visto un incremento del 1,5%, l’Italia creativa registra una crescita dei ricavi diretti del comparto culturale e creativo pari al 2,4%.
A sciorinare tutti questi numeroni è la Ernst&Young, raccontando quanto emerge dal suo secondo studio sull’industria della cultura e della creatività prodotto con il supporto delle principali associazioni di categoria, guidate dal Mibac e dalla Siae. Il report “Italia Creativa”, presentato lo scorso 23 gennaio in Triennale a Milano alla presenza del ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, mostra i vincenti risultati in termini di produzione e occupazione realizzati in Italia nel 2015, strizzando l’occhio ad un roseo futuro per un’industria che oggi indossa la medaglia di bronzo dell’economia italiana.
Si parla di un valore economico complessivo pari a 47,9 miliardi di euro, di cui l’86% rappresentato dai ricavi diretti, derivanti da attività quali la concezione, la produzione e la distribuzione di opere e servizi culturali e creativi. A far da traino è il settore musicale, con un onorevole +10% rispetto al 2014, mentre fanalino di coda resta il settore dei quotidiani e periodici, con una flessione negativa pari al 8%. Scontati i risvolti positivi sull’occupazione: la filiera creativa dà lavoro ad oltre un milione di persone, registrando anche in questo caso un +1,7% rispetto all’anno precedente. Una crescita che doppia il risultato ottenuto a livello generale: l’aumento complessivo degli occupati italiani rispetto al 2014 è stato solo del +0,8%.
Un successo che lascia presagire l’opportunità di guadagni ancora maggiori, ammesso e non concesso che si riescano ad aggirare le minacce in vista. A fare lo sgambetto alla grande corsa dell’Italia Creativa potrebbero essere la pirateria e il cosiddetto “value gap”, ossia il divario tra quanto viene generato dai contenuti creativi in rete e quanto viene effettivamente riconosciuto ai creatori di questi stessi contenuti. Per questo le associazioni di categoria chiedono al ministro Franceschini un sostegno e un impegno concreto del governo per fronteggiare tali nemici e le sfide di colossi internazionali come Google o Facebook. Bloccate le minacce con normative e azioni mirate alla difesa del settore, del copyright, delle opere di ingegno, l’industria della creatività e della cultura potrebbe sprigionare tutto il suo potenziale inespresso, raggiungendo un valore economico complessivo pari – secondo la E&Y – a circa 72 miliardi di euro e dando occupazione a 1,6 milioni di persone.
“Io penso davvero – ha detto il ministro traendo le conclusioni della presentazione – che sia venuta emergendo una consapevolezza, che è uscita dai confini di chi si occupa di cultura, ossia che questo è uno dei settori trainanti la crescita del nostro Paese”.
Camilla Cipolla
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