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“Io Voglio restare”, da Firenze parte la riscossa dei giovani

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11/11/2012

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“Io Voglio restare”, da Firenze parte la riscossa dei giovani

Non ne possono più di essere chiamati “choosy”, bamboccioni o appartenenti a “una generazione perduta” e sabato 10 novembre a Firenze, alla Fortezza da basso, hanno fatto sentire chiare e forte la loro voce. Oltre 350 persone, tra studenti, precari, dottorandi, ricercatori danno vita alla Campagna “Io voglio Restare” nell’ambito di Firenze 10+10 incontro internazionale che si svolge a 10 anni dallo straordinario Social Forum Europeo di Firenze. Una scelta non casuale perché la campagna vuole essere un impegno anche per un’altra Europa.

Interamente autofinanziata, la campagna Io Voglio Restare vive delle energie e dell’impegno delle persone che l’hanno lanciata e dei tantissimi che hanno scelto di aderire.

Dopo dieci anni dal Social Forum di Firenze centinaia di giovani, oggi messi ai margini dei processi decisionali della politica, hanno ripreso la parola,  decisi a essere protagonisti per “cambiare il Paese, per non dover cambiare paese“, come recita l’appello.

E la loro voce si è sentita anche oltre i blog, la rete, le radio universitarie che hanno rilanciato e contribuito ad arricchire l’evento, ma anche sulle tv nazionali che non hanno potuto ignorare la cosa (tranne i tg, che hanno fatto ben poco al riguardo). Su Rai Uno, per esempio, Franco Di Mare durante il contenitore  mattutino del sabato, ha lasciato spazio ai ragazzi di “Io voglio restare” per spiegare gli obiettivi e le ragioni della manifestazione: combattere la precarietà, i tagli alla ricerca, all’istruzione, la disoccupazione al 34%, i tagli al welfare, le oltre 46 tipologie di contratti atipici, la cancellazione dell’articolo 18.

La questione generazionale – è stato detto e scritto  sui forum e i siti  che hanno condiviso l’iniziativa – è una questione sociale e come tale va trattata. Per questo le risorse all’istruzione e alla ricerca, il reddito di cittadinanza, l’abolizione delle forme contrattuali atipiche imposte dalla legge 30 e dal Ddl Fornero sono le proposte chiave di una generazione che chiede di poter decidere del proprio futuro.

In un dibattito politico intriso di retorica sui giovani, la campagna “Io Voglio Restare” vuole fare chiarezza. Moltissime sono state le persone che hanno seguito la diretta sul sito www.vogliorestare.it.

La campagna lanciata sul sito ha avuto moltissime adesioni  fin dai primi giorni. Milletrecento aderenti in due settimane: studenti e dottorandi, metalmeccanici, giornalisti precari, blogger e attivisti del mondo antimafia, giovani attivi in spazi sociali e circoli Arci, videomaker, architetti, medici specializzandi di medicina, interpreti e traduttori, disoccupati, piccoli editori, attivisti di numerose reti. C’è chi è partito e vorrebbe tornare, e chi cerca di restare, chi sta facendo i bagagli e sta partendo, costretto a farlo.

Da Firenze è dunque partita  una campagna che verte attorno a quattro temi: Conoscenza e saperi; welfare e reddito; lavoro e precarietà; innovazione e nuova occupazione. Il cambiamento che chiedono i ragazzi di Io voglio restare – ha scritto Chiara Merico  sul Fatto Quotidiano passa anche dal loro impegno concreto. Chiara ha intervistato Lorenzo Zamponi, uno degli organizzatori . “Vogliamo proseguire nella campagna di sensibilizzazione, avanzare le nostre proposte alla politica, a tutti i livelli, e sostenere attivamente le campagne, come quella sul reddito minimo, che non sono partite da noi ma che rispondono alle nostre richieste”. Il movimento non vuole riconoscersi in una forza politica specifica: “Tra noi ci sono persone con opinioni e sensibilità diverse, ma nessuno con incarichi rilevanti di partito – spiega Zamponi – Non vogliamo farci strumentalizzare in tempi di campagna elettorale, ma se qualche esponente politico vorrà farsi carico dei nostri temi, per noi va bene”.

Bruno Cossàr

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