Incentivi anticrisi per gli atenei italiani
Parole come crisi, tasse e cassa integrazione sono antagoniste dell’entusiasmo delle prossime matricole che in questi giorni stanno col fiato sospeso per test d’ingresso e graduatorie. Perchè la difficoltà economica che si ripercuote sulla condizione occupazionale dei neolaureati minaccia prima di tutto le quote d’iscrizione. Tra rette che salgono e stipendi che calano, l’Italia si ritrova con il 21% in meno dei laureati degli USA. Su un’impronta statunitense prettamente meritocratica, diversi atenei del nostro Paese lanciano dei ”Pacchetti anticrisi” per porre rimedio all’ammanco del 71% di “dottori” registrato dal 2003 ad oggi.
Gli studenti meritevoli, usciti dalla scuola superiore col massimo dei voti, non dovranno pagare la prima rata a Roma, Bologna, Catanzaro e Camerino. In particolare, alla Sapienza di Roma continuerà ad essere esonerato dalle tasse chi manterrà la media del 28, e a Camerino gli studenti con genitori in cassa integrazione saranno esentati dal pagamento.
A Firenze i figli dei dipendenti universitari avranno possibilità di rateizzare le tasse, e chi ha un fratello già iscritto paga al 50%. L’ateneo milanese dà invece importanza al reddito annuale, che se non supera i 40mila euro diventa un jolly per la riduzione graduale dell’imposta.
In Abruzzo, a Teramo la ”Città universitaria” è finalmente pregna della sua semantica: sarà attuato uno welfare accademico dove i servizi fino ad ora gestiti da terzi, come la biblioteca, i giardini, la gestione delle aule informatiche e sportive, diventeranno fonte d’impiego stipendiato per gli studenti. Infine, Venezia e la sua Cà Foscari hanno deciso di anticipare i fondi regionali destinati alle borse di studio per garantire la copertura delle stesse: un impegno da tre milioni di euro per mantenere vivo l’articolo 34 della Costituzione, secondo cui ”I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.
Giulia Coia
Fonte: Almalaurea
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