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In Italia con la cultura si guadagna, nonostante tutto

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17/06/2014

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In Italia con la cultura si guadagna, nonostante tutto

Immagine storia relativa a io sono cultura tratta da La Repubblica

 

Con la cultura non si mangia, si dice. E si sbaglia, considerando l’ultimo rapporto “Io Sono Cultura” di Symbola e Unioncamere con la cultura in Italia si guadagna, eccome. Solo nel 2013 il settore culturale ha mosso 214 miliardi e l’export ha raggiunto un attivo più che significativo di oltre 25 miliardi di euro. In pratica per ogni euro investito ne sono rientrati 1,67, hanno annunciato soddisfatti il ministro Dario Franceschini e il presidente di “Unioncamere”, Ferruccio Dardanello.

Per avere un’idea della fetta di mercato mossa dall’export in campo culturale si consideri innanzitutto che negli stessi anni in cui la crisi economica vessava quasi tutte le imprese, quelle culturali hanno accresciuto il volume delle proprie esportazioni del 35%; dai 30,7 miliardi del 2009, si è giunti ai 41,6 del 2013. E la tendenza positiva parte da lontano in quanto da ben ventidue anni il settore è in crescita arrivando a costituire il 10,7% di tutte le vendite italiane all’estero attestandosi sui 25,7 miliardi di utile, sopravanzando l’industria pesante e piazzandosi secondo solo dopo la filiera meccanica.

Sempre secondo lo studio pubblicato ieri, le cause principali di questo successo sarebbero la versatilità delle aziende che operano nel campo della cultura e della creatività e la loro capacità di adattarsi al mercato indipendentemente dai finanziamenti pubblici. Anzi, negli ultimi due lustri, sempre più sponsor privati si sono impegnati investendo nel restauro di grandi monumenti o siti architettonici, ben consci dell’enorme ritorno d’immagine che ciò comporta. E anche da questi interventi si è generato un flusso di finanziamenti pari a 160 milioni.

Ovviamente, trattandosi del “Bel Paese”, cultura vuol dire turismo e, di conseguenza, ricchezza. Nel rapporto si afferma che:
Il turista culturale che soggiorna in Italia è più propenso a spendere: 52 euro al giorno per l’alloggio e 85 euro per spese extra, contro i 47 euro per alloggio e 75 per gli extra di chi viene per ragioni non culturali“. E, osservando i dati, dei 73 miliardi di euro spesi dai turisti in Italia, il 36,5% (cioè 26,7 mld) è legato proprio al turismo culturale grazie anche ai cosiddetti “nuovi ricchi” dei paesi asiatici e latinoamericani che scelgono il nostro Paese come meta prediletta. Proprio alle capacità di crescita delle classi medie di stati come Cina o Brasile sono legate le conclusioni più che ottimistiche del rapporto che stima una crescita duratura e importante per i prossimi anni.

Peccato però, che l’impressione reale e il sentire comune degli italiani, si orientino sempre su posizioni antitetiche a questo rapporto. All’idea di cultura è legato un mondo che sembra avulso dalle normali logiche lavorative e di profitto. Invece, se si osservassero gli esempi di città come Arezzo, prima nella penisola  per occupati nelle industrie culturali e capace di generare un’economia florida intorno alla creatività e al turismo, si capirebbe che non è così. In Italia con la cultura si mangerebbe molto di più se tutti prendessero coscienza del tesoro sul quale siedono, se i governi finanziassero restauri e mantenimento dei siti archeologici e museali, se ci fosse un’organizzazione efficiente e coscienziosa delle nostre bellezze naturali ed architettoniche. Molti “se”, nessuno dei quali impossibile da attuare su larga scala visto che, come questo rapporto ci conferma, qualcuno già lo fa e ci guadagna.

 

Sabato Angieri

 

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