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In aumento in Italia i giovani imprenditori immigrati

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09/12/2012

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In aumento in Italia i giovani imprenditori immigrati

Bello fare impresa in Italia: almeno per gli immigrati, perchè ha il sapore della rivincita. E sono in aumento  i giovani imprenditori immigrati che con l’apertura di  un conto corrente danno vita ad un’attività commerciale. In Italia sono più di 336.000 gli imprenditori ex migranti e la maggior parte sono marocchini, romeni, cinesi, albanesi e bengalesi. Vivono a Milano, Roma, Brescia e Bergamo. I settori trainanti  sono i servizi e il commercio.

Lo stato dell’arte sull’economia creata dagli immigrati nel nostro paese si legge nel rapporto nazionale sull’inclusione finanziaria dei migranti, realizzato dal Cespi, centro di studi di politica internazionale, promosso dall’ Abi, e presentato nel convegno dal titolo “Quando l’integrazione passa anche dallo sportello”.

“Gli imprenditori sono in crescita e sta aumentando la complessità dell’impresa migrante – spiega JoseLuis Rhy-Sausi, direttore del Cespi e autore del rapporto- non abbiamo solo quella individuale, ma anche una  più complessa con dipendenti e maggiori qualità. La maggior parte resta quella individuale e il settore prevalente è il commercio. Questo dato è molto legato alla crisi economica, perché registriamo un alta mortalità dell’impresa, ma anche la nascita di una nuova” conclude Rhy-Sausi.

Buone notizie anche sul tema del risparmio. In un tempo di crisi risparmiare è sempre più difficile, ma gli stranieri ce la fanno e riescono mettere da parte qualcosa per aiutare le proprie famiglie nel paese d’origine. E così il loro risparmio cresce: 7,4 miliardi  di euro sono le rimesse,  cioè la quota di denaro spedita verso i paesi stranieri, nel 2011, con un incremento del 25% rispetto al 2010, secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia. Gli immigrati che mandano denaro al loro paese lo fanno spesso attraverso i money transfer, ma quando si tratta di importi superiori a 1.000 euro scelgono la banca e utilizzano i bonifici o le carte di debito ricaricabili, perché gli istituti di credito danno loro più fiducia.

Crescono sempre di più gli stranieri che scelgono di avere un conto presso lo sportello e sono quasi 1, 8 milioni nel 2010: il 70 per cento del totale degli immigrati quindi possiede un deposito. Le principali nazionalità dei titolari di un conto sono Romania, Albania, Marocco e Cina. Si capisce come gli immigrati muovano ricchezza, diventando così futuri clienti per gli istituti bancari. Ed è così che sono sempre di più le persone  che decidono di aprire un conto corrente e non mandare i soldi all’estero, ed è proprio a loro che si rivolgono le banche con prodotti adatti alle loro esigenze.

Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, afferma: “ Il rapporto evidenzia una fotografia positiva cioè l’integrazione finanziaria è un processo che sta andando avanti, è  in crescita rispetto alla crisi. E’ un modo per far sì che l’integrazione tra culture si trasformi in una ricchezza per il paese, in termini economici, culturali e di coesione sociale”.

La ricerca rileva che gli stranieri che non posseggono un conto corrente sono il 38 per cento e i motivi più frequenti sono i costi troppo alti,  il non guadagnare  abbastanza e il non averne bisogno.

 Maria Cristina Montagnaro

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