Il Parco Archeologico di Sibari rinasce dopo l’alluvione
Tra le meraviglie che le terre calabresi ci offrono, particolare attenzione, cura e tutela andrebbero riservate al Parco archeologico di Sibari, in provincia di Cosenza, che vede riemergere i resti di una delle più ricche e importanti città della Magna Grecia, i cui reperti vengono conservati nel Museo archeologico nazionale.
Lo scavo del sito iniziò nel 1967, e apparve subito evidente la complessa stratigrafia archeologica, dovuta al sovrapporsi, nel tempo, di tre diverse città: la Sybaris arcaica (720-510 a.C.), la panellenica Thourioi (442 a.C.)e la romana Copia (dal 193 a.C.).
Oggi il parco è diviso in settori, ognuno dei quali è identificato con il nome del cantiere di scavo: Parco del Cavallo, Prolungamento Strada, Casabianca, Stombi.
Tutti i settori, tranne quello di Stombi, sono visitabili.
Il 18 gennaio 2013 una grave alluvione ha causato un vero e proprio allagamento dell’area archeologica e, da diverse settimane, numerosi volontari lavorano per ripulire gli scavi e riportarli al loro splendore.
In occasione della giornata FAI di primavera, è stata organizzata una visita guidata domenica 24 marzo al Parco Nazionale Archeologico; l’evento, curato dalla presidenza regionale del Fondo in collaborazione con il Gruppo FAI Giovani Calabria, ha permesso a persone provenienti da tutta Italia di immergersi negli scavi dell’antica Magna Grecia e di apprezzare la ricchezza storica che le nostre terre sono in grado di offrire.
Clara Cosenza
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