Il miracolo delle reti di settore: così le piccole imprese crescono
Gli italiani, se li lasci fare, risolvono qualsiasi problema. E di problemi, tra euro, spread, blocco dei crediti bancari, ritardi nei pagamenti delle forniture allo Stato, agli enti locali e alle aziende pubbliche, le imprese italiane ne hanno tanti da non dormirci la notte. I problemi che non si riesce a risolvere da soli, conviene tentare di risolverli unendo gli sforzi degli interessati. Ed ecco il miracolo: un popolo di individualisti che si unisce e vince la sfida della crisi economica. Ci riferiamo alle piccole e piccolissime imprese, caratteristiche del mercato italiano, che si uniscono in reti omogenee.
I piccoli imprenditori non amano le fusioni, che quasi sempre significano pesce-grosso-mangia-pesce-piccolo. Preferiscono rimanere piccoli pur di mantenere l’indipendenza imprenditoriale. Ora però c’è una forma di aggregazione che consente di mantenerla intatta: è la rete d’impresa, un’aggregazione di aziende – a cui si aderisce con un contratto firmato da un notaio – che ha lo scopo di dividersi i compiti in un determinato settore e di collaborare per conquistare i mercati.
Sono finora circa duemila le imprese che hanno aderito alle reti registrandosi all’Unione delle camere di commercio. Ma ce ne sono molte altre che hanno stabilito relazioni stabili e continuative senza passare dal notaio. Tutte aziende che hanno capito che solo unendosi possono porsi obiettivi altrimenti irraggiungibili. A queste importanti iniziative, lo Stato viene incontro con un fondo destinato a incentivare le reti defiscalizzando gli utili reinvestiti. Dei 48 milioni stanziati nel 2010, ne rimangono da erogare 14 per quest’anno e altrettanti per l’anno prossimo. Soldi benedetti, capaci di moltiplicarsi attraverso il successo delle reti.
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