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I nuovi cavalieri del made in Italy

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03/02/2013

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I nuovi cavalieri del made in Italy

L’industria manifatturiera italiana è riconosciuta a livello mondiale per la sua qualità e  prestigio e ormai oltre il 70% dell’intero fatturato deriva da  esportazioni negli Stati Uniti, in Cina, Russia, America del Sud, Africa, India.

I dati  e gli esempi  pubblicati su Corriere ECionomia di luned’ scorso confermano che uno dei settori costantemente in crescita sotto questo punto di vista è la meccanica, che porta oltreconfine turbine a gas, turbine a vapore, impianti per l’industria dolciaria, forni industriali. Ma è la moda che resta uno dei punti di forza grazie a marchi come  Armani, Valentino, Ferragamo,  nomi con peso dell’export superiore all’80%  e che contribuiscono in larga misura al surplus manifatturiero italiano: il tessile- abbigliamento, infatti, nei primi nove mesi dello scorso anno ha registrato un saldo pari all’intero 2011.

Il genere il comparto alimentare, seppur nella sua totalità non registri un tasso di esportazione superiore al 20% del fatturato, vede alcune aree fortemente in crescita.

La pasta, prodotto made in Italy per eccellenza presenta per esempio numeri interessanti sul piano dell’export: marchi come Pasta Zara, secondo produttore italiano dopo Barilla, sono in vetta alle classifiche come capacità di export (il 92% sull’intero fatturato), che continua a crescere anche grazie al private label: “La produzione con etichette di altri cresce in modo esponenziale nei mercati emergenti – spiega Furio Bragagnolo, presidente di Pasta Zara – Le catene di ipermercati chiedono il nostro prodotto su cui mettono il loro brand ma evidenziando che si tratta di pasta made in Italy”.

Marco Fortis, vice presidente di fondazione Edison, afferma che nel corso dell’ultimo anno si è assistito a una profonda trasformazione dell’export del made in Italy; avere avuto una grande diversificazione si è rivelato un elemento di forza”.

Un’industria manifatturiera, quindi, fiduciosa in segnali di ulteriore crescita, che attende segnali di attenzione da parte del governo.  Perché, come dice Michele Tronconi, presidente di Smi, “per vincere fuori casa bisogna risolvere i problemi in casa” e, dato che non tutte le industrie possono vivere di export,  occorre che al più presto riprendano i consumi interni. IL nuovo governo, qualunque esso sia, dovrà necessariamente lavorare in questo senso.

 Clara Cosenza

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