Fonare libri, la bellezza della narrazione orale
Fonare è un verbo che serve, ma che manca nei vocabolari (dove si trova solo nel significato di asciugare i capelli con il phon): indica l’azione di leggere a voce alta ed è stato coniato (partendo da “fonazione”) dall’eminente critico Gianfranco Contini. Fonare libri, recuperare la bellezza e la grammatica della narrazione orale: è questo lo scopo delle decine di persone-libro dell’Associazione Donne di Carta (vedi, in questo portale, nella Sezione Blog e Siti), che in tutta Italia imparano i libri a memoria e o poi vanno in giro nelle piazze a ripeterli ad alta voce de questo “costringe l’arroganza elitaria della scrittura a farsi di nuovo voce e tornare per strada”. Esalta così il loro impegno Michela Murgia sulla Repubblica di oggi in un b
reve articolo che fa riflettere. La scrittrice racconta di averle sentite, per la prima volta, in una piazza di provincia qualche anno fa e di aver visto così rafforzata la matrice orale del suo raccontare che affonda nel tempo antico in cui “la scrittura era un bene di pochi e l’oralità era invece una risorsa per tutti e sapeva costruire trame comuni di relazioni e di consapevolezza. Il racconto orale era soprattutto lo spazio della memoria condivisa, che sta all’oralità quanto la carta sta alla scrittura”. Michela Murgia, non ama la modernità – o quanto meno il suo aspetto più invadente, la tecnologia – e lo fa capire chiaramente quando si scaglia contro “l’arroganza tipica delle tecnologie cannibaliche che divenute di dominio popolare”. Su questo si potrebbe discutere, anche perché proprio da queste tecnologie sta arrivando (attraverso gli e-book) un nuovo Rinascimento nel quale tanti giovani riscoprono il piacere della lettura, anche attraverso i rimandi multimedial
i. E tuttavia la scrittrice ha ragione quando conclude affermando che “alla base della narrazione non c’è la storia,m ma la disponibilità all’ascolto, così spesso assente nei luoghi rumorosi della rete, dove non sempre è chiaro che essere tutti connessi non vuol dire avere anche una trama in comune”.
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