Filippi: barche da canottaggio gold medal
C’è un paesino in provincia di Livorno in cui lo spread tra Italia e Germania è azzerato. Si chiama Donoratico e non è particolarmente famoso nel mondo se non per gli appassionati di canottaggio. Da circa trent’anni, infatti, proprio a Donoratico, il cantiere Filippi produce barche per lo sport reso famoso in Italia dai fratelli Abbagnale. Filippi oggi è, insieme alla tedesca Empacher, la casa leader mondiale in questo settore. E i numeri del cantiere toscano, in effetti, sono più da distretto industriale tedesco che da periferia italiana. Mille imbarcazioni prodotte ogni anno, il 90 per cento delle quali destinate al mercato estero. Federazioni sportive e club privati che da ogni angolo del globo spediscono ordini di imbarcazioni frutto di un lungo percorso di sviluppo tecnico. Un percorso riassunto nelle parole di Davide Filippi, figlio dello storico Lido, fondatore del cantiere: “Mio padre ha cominciato nel 1980 con solo una cassetta degli attrezzi in un capannone di duecento metri quadri, oggi abbiamo 70 collaboratori che lavorano su una superficie di 2500 metri”.
Una storia anomala per l’Italia messa in ginocchio della crisi economica, in cui le piccole e medie imprese chiudono e chi può investire va all’estero. Una storia fatta di tradizione, attaccamento al territorio, ma anche di innovazione. “Il nostro – continua Davide – è un mercato di nicchia e per questo dobbiamo investire quasi tutto quello che incassiamo in ricerca tecnologia. Puntiamo sull’altissima qualità in modo da porci su un’altra fetta di mercato rispetto alla concorrenza cinese”. A premiare la casa di Donoratico è stata la capacità di evolversi, senza però scordarsi dell’esperienza accumulata negli anni. Quando nel 1980 l’allora maestro d’ascia Lido, costruì la prima imbarcazione del cantiere, il materiale principe era il legno e l’abilità manuale rivestiva un ruolo di primo piano. Oggi le barche da canottaggio sono dei piccoli gioielli di tecnica, la maggior parte dei quali è costruita in fibra di carbonio sulla base di studi tecnici condotti in collaborazione con l’Università di Ferrara e il Politecnico di Milano.
Ma cosa ha portato un piccolo cantiere “artigiano” a diventare una realtà conosciuta e apprezzata in tutto il mondo? Una parte importante l’ha giocata la crescita del movimento remiero italiano. Ai mondiali del 1986 per la prima volta un equipaggio italiano ha vinto ai remi di una “Filippi”. Da allora la coppia Filippi-Italia ha inanellato una serie incredibile di successi che ha portato anche le altre nazioni a scegliere di utilizzare le inconfondibili barche bianche rigate di blu. Seicentocinquanta medaglie mondiali sono un dato che va oltre la semplice produzione industriale e che parla dell’immagine dell’eccellenza italiana nel mondo.
(Alfonso Piromallo)
Articolo partecipante al premio giornalistico La Voce della Bellezza e pubblicato su Reporter Nuovo
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