Festival Internazionale della fotografia: a Roma i protagonisti del ritratto
Un click e si cattura quanto di più quotidiano, quanto di più reale. Un sorriso, un’ombra, delle rughe. Roma celebra il ritratto al Macro, in via Nizza. Il tema scelto per la XIII edizione del Festival Internazionale della fotografia, viene presentato come uno strumento di analisi della società contemporanea. Concepire il ritratto come un modo per svolgere un’indagine sociologica e culturale. Fermarlo finalmente. Interrompere lo scorrere del tempo. Osservare dei singoli momenti di vita che non torneranno. Persino nel terzo millennio c’è solo una cosa che riesce a rubare per sempre un istante al tempo: la fotografia.
E sbaglia chi superficialmente pensa che uno scatto si possa solo vedere. Si può fare molto di più. Uno sguardo attento, un pizzico di sensibilità, e l’esperienza sinestesica ha inizio. Le immagini si mischiano ai rumori, agli odori, ai profumi di una vita che non si conosce, ma che è lì, immortalata per essere osservata. E’ proprio questa la preziosità degli scatti. Raccontano la storia di chi vi è protagonista e la condividono con chiunque voglia fermarsi ad ascoltarla. Non c’è che dire, in questi giorni il Macro è intriso di emozioni. Se non ci fosse un percorso obbligato fatto di corridoi e stanze, non si saprebbe da dove cominciare.
Una collettiva di artisti italiani e stranieri come Antonio Biasiucci con “Crani“. < Fotografie che ritraggono la morte, e che al tempo stesso producono vita > così le ha definite Marco Delogu, direttore artistico del Festival. Antonia Mulas con “Autoritratto“, una collezione realizzata nel suo studio, e che ritrae molti dei volti che hanno avuto a che fare con la sua vita, un’autobiografia scritta senza penna, fotografando altre persone per raccontare un po’ di se stessi. Geniale poi, l’idea riportata su foto di Thomas Roma, con “Mondo Cane“, dove si immortala la parte più selvaggia, meno umanizzata del migliore amico dell’uomo. E ancora la suggestiva serie di Pietro Paolini “The Two Half”, realizzata in Venezuela per documentare la quotidianità di un paese in un momento estremamente delicato.
Il cammino tra le pareti bianche del Macro continua, e ci si imbatte in una collezione di scatti che quasi non necessita di presentazione: sono i “Soldiers” in bianco e nero di Guy Tillim, giovani miliziani ribelli che portano i segni della guerra contro il governo congolese. Questi sono solo alcuni dei grandi nomi della fotografia internazionale che resteranno in via Nizza fino all’11 gennaio 2015. Un’edizione del Festival che rende omaggio al ritratto, e che viaggia su binari differenti rispetto alla spettacolarizzazione delle immagini condivise in rete.
Si entra al Macro e si lascia inconsapevolmente fuori tutta l’epoca dei selfie, della rincorsa allo scatto più sexy e più pazzo. Si va verso altre vite in cui ci si può rispecchiare, si cammina incontro a sguardi pronti per essere interpretati. Magari quegli occhi ci somiglieranno, o forse no. Ma se guardati attentamente, avranno sempre qualcosa da raccontare.
Claudia Carpinella
Lascia un commento