Fabiola Gianotti e la particella di Dio
A prima vista potrebbe sembrare una signora d’altri tempi con il suo look discreto nei toni e nello stile con poche concessioni alla civetteria. Ma è solo apparenza. Non appena Fabiola Gianotti, l’italiana coordinatrice e portavoce dell’esperimento Atlas di LHC (Large Hadron Collider), ha cominciato a parlare, rivolgendosi al folto pubblico dell’Accademia dei Lincei, accorso per sentire raccontare dalla sua viva voce l’avventura che l’ha portata, insieme al suo gruppo, a individuare il bosone di Higgs, la particella che crea la materia, è chiaro che la signora Gianotti è già nel futuro. La sua scoperta non solo ha dato un’ulteriore conferma sperimentale al Modello Standard (MS) che prevedeva l’esistenza del bosone, ma ha aperto nuovi orizzonti alla fisica delle particelle e molto probabilmente darà nuovo impulso alle ricerche sulla materia e sull’energia oscura. Ci sono tante domande alle quali la teoria del MS non può rispondere, ha detto Fabiola Gianotti. Ad esempio, non conosciamo di cosa è fatta la materia oscura e nessuna delle particelle del MS ha le caratteristiche per poterla spiegare. E’ arrivato il momento di scoprire una fisica diversa da quella descritta dal MS o, magari, confermare alcune delle teorie già ipotizzate dagli scienziati. Un’impresa che secondo la rivista americana colloca la ricercatrice italiana tra le cinque persone più importanti dell’anno, con tanto di copertina dedicata.
Parla con sicurezza e con passione. E’ chiaro che la professoressa Gianotti ha scoperto la bellezza nelle leggi segrete della natura alla cui comprensione ha dedicato, sin da giovanissima, curiosità, entusiasmo, una passione che l’ha portata dritta all’obiettivo e una disciplina, nello studio della fisica, che le hanno dato le chiavi per decifrare i codici, anche i più profondi, della natura.
Dal 4 luglio, ha spiegato Fabiola Gianotti sappiamo che esiste una nuova particella che abbiamo osservato per la prima volta e sappiamo che si tratta di una particella elementare scalare. “Non sappiamo – ha precisato – se quello che abbiamo individuato è proprio il bosone di Higgs, ma il risultato della nostra ricerca è, comunque, importante perchè ha ristretto la finestra di massa, una regione molto piccola, in cui cercare questa particella”. inoltre, ha sottolineato , per fare questi esperimenti, che sono dei veri gioielli, è stata sviluppata una tecnologia d’avanguardia e, “se per ora – ha concluso – non si intravedono applicazioni immediate a questa scoperta, non dobbiamo dimenticare che ogni volta l’uomo fa un passo avanti nella conoscenza questo, prima o poi, si trasforma in progresso”.
Rita Lena
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