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Dantedì in Calabria: Vibo Valentia, Locri e le sirene di Ulisse

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25/02/2020

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Dantedì in Calabria: Vibo Valentia, Locri e le sirene di Ulisse

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo, ha approvato la direttiva che istituisce il Dantedì, una giornata celebrativa (data prescelta il 25 marzo) dedicata al Sommo Poeta Dante Alighieri. Molte Sedi della cultura statali, afferenti al Polo museale della Calabria, guidato dalla dottoressa Antonella Cucciniello, hanno richiami, similitudini con il mondo dantesco.

All’interno del Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia, per esempio, sono custoditi alcuni reperti che rappresentano delle sirene, figure mitologiche dal corpo metà uccello e metà donna. Le Sirene compaiono nel XII libro dell’Odissea, nel quale si racconta di Ulisse che dopo aver lasciato la maga Circe riprende il suo viaggio. Giunto presso un gruppo di scogli a sud della penisola di Sorrento, al largo delle Isole Sirenuse, incontra le Sirene che con il loro canto cercano di trattenere i naviganti.

Le sirene sono note per il loro canto ammaliatore, affascinante ma molto pericoloso per i naviganti, che promette di svelare tutto ciò che accade o è accaduto sulla terra. Il loro canto dunque si mostra come una promessa: se Ulisse si fermerà presso di loro, se ne andrà sapendo più cose; ma cedere alla tentazione della conoscenza porta a rompere i legami famigliari e a morire. Ulisse però, grazie ai consigli di Circe, riesce ad oltrepassare il pericolo.

Il museo nazionale di Vibo Valentia

 L’Ulisse dantesco è simile a quello classico, dotato di insaziabile curiosità e abilità di linguaggio e compare nel XXVI canto dell’Inferno, sotto forma di fiamma. Egli racconta le peripezie del suo viaggio di ritorno da Troia e come, spinto dalla sete di conoscenza, cerca di convincere i suoi compagni a proseguire il viaggio pronunciando la famosissima frase: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti,  ma per seguir virtute e conoscenza”. Sete di conoscenza che lo porterà alla rovina.

In sintonia con il museo di Vibo Valentia, che per il Dantedì propone un collegamento tra mondo antico e mondo  moderno ricordando Ulisse, il canto ammaliatore delle Sirene e il suo incontro nel XXVI canto dell’ Inferno con Dante, il museo di Locri  vuole testimoniare la presenza di manufatti raffiguranti le Sirene esposti lungo il suo percorso espositivo.

Una produzione degli artigiani locresi che lavoravano ed abitavano nel quartiere di Centocamere, oggi visitabile nell’area del parco archeologico di Locri: balsamari in terracotta di diverse dimensioni, conformati a sirena caratterizzata da una lunga capigliatura a trecce e orecchini discoidali con funzione di ex voto dedicati a Persefone regina degli Inferi, agli specchi in bronzo il cui manico riproduce le fattezze di questa suggestiva figura che con il suo canto irretiva gli uomini. Produzioni che tra VI e V secolo a.C. costituiscono una delle espressioni più caratteristiche dell’artigianato locrese.

Ramona Calvino

L’ingresso agli scavi archeologici e al museo di Locri Epizefiri

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