Da Giotto a Gentile: pittura e scultura a Fabriano
All’alba della pittura figurativa italiana, risplendono i capolavori di Giotto: fu il maestro toscano a districare le solenni trame dell’arte bizantina, inserendo fra le sue maglie il vero di natura, il vero visibile, sfumature psicologiche, dando vita alle sue figure nella profondità, in uno spazio misurabile; è la rivoluzione della prospettiva, è l’inizio di una nuova era per la pittura.
A Fabriano è stata da poco inaugurata una mostra curata da Vittorio Sgarbi, che espone, fino al 30 novembre, oltre 100 opere fra dipinti, pale d’altare, tavole, sculture, manoscritti e codici per ripercorrere quel sentiero che va da Giotto a Gentile, attraversando due secoli di storia dell’arte, di intuizioni geniali e di una nuova sensibilità della Chiesa per l’arte figurativa in genere.
Capolavori provenienti da numerose istituzioni museali nazionali e straniere per raccogliere in un solo luogo, la Pinacoteca Civica “Bruno Molajoli”, tracce di un’evoluzione stilistica da cui non si tornò più indietro e che ancora oggi è fonte di ispirazione e modello.
Gentile da Fabriano, fortemente influenzato dalla pittura fiamminga, ad un secolo dalla lezione del grande maestro, ad un linguaggio estetico ormai all’apice in Italia aggiunge una sensibilità europea, quel naturalismo tipico della pittura francese di quel tempo, divenendo ben presto uno degli artisti più celebri a Firenze e a Roma.
Nel percorso espositivo si possono ammirare alcune delle sue opere più note, come la Crocefissione e la Madonna dell’umiltà, proveniente dal Museo nazionale di San Matteo di Pisa.
Ma l’evento va ben oltre la semplice, seppur preziosa, rievocazione di quel periodo artistico, e svela al grande pubblico, attraverso l’esposizione delle tele realizzate dai contemporanei di Giotto e Gentile, l’eleganza della scuola di Fabriano; così a pittori e scultori celebri si affiancano artisti meno noti, giungendo ad una identificazione chiara di una scuola forse poco conosciuta.
Andrea Mazzuca
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