Crowe, il gladiatore, combatte per Decimo Meridio
La tomba di Marcus Nonius Macrinus, generale romano al servizio dell’imperatore Marco Aurelio, ha impiegato più di 1800 anni a riapparire dalla terra che l’aveva inghiottita e ora, dopo avere visto la luce per quattro anni, rischia di riaffossarsi lentamente, per calare nel buio in cui è stata per lungo tempo. Ma contro questa evenienza lotta, dagli Usa, Russell Crowe, l’attore che nel 2000 ha vestito i panni di Massimo Decimo Meridio ne “Il Gladiatore” e che con l’iniziativa “Save the gladiator’s tomb” intende fare del suo meglio per impedire che il piccolo tempio di 15 metri, interamente rivestito in marmo, possa ritornare a riposare nella pancia della Città Eterna.
Il ritrovamento risale al 2008, durante i lavori di costruzione di due palazzine in via Vitorchiano, sulla Flaminia, e ha interessato il mondo intero, conquistato dalla bellezza che la parte sotterranea di Roma può ancora offrire. Ora il mausoleo, considerato tra i ritrovamenti di maggiore interesse degli ultimi 30 anni, potrebbe essere sacrificato dalla Soprintendenza di Roma la quale, a causa della mancanza dei fondi necessari alla protezione dell’area archeologica, sta vagliando l’ipotesi di interrare la tomba del “Gladiatore” in attesa di congiunture economiche migliori.
Crowe è testimonial dell’American Institut for Roman Culture (AIRC) che, con una petizione online, vuole raccogliere cinquemila firme per far riconsegnare il mausoleo al mondo, piuttosto che sotterrarlo. A capo dell’AIRC (che, oltre al quartier generale di Austin ha una sede anche in zona Prati) c’è Darius Arya e rappresenta una piccola comunità di persone che amano l’antica Roma e che si prodigano per promuovere la ricerca archeologica e i valori culturali che questa presuppone.
Giuditta Mosca
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