Comitato per la Bellezza: “silenzio-assenso, massacro del paesaggio”
E’ molto duro il “Comitato per la Bellezza” sul nuovo testo del disegno di legge sulla Semplificazione del governo Monti a proposito di edilizia e materia ambientale. In un intervento pubblicato il 19 ottobre sull’Unità (pag.17) Vittorio Emiliani, Desideria Pasolini dall’Onda, Vezio De Lucia, Luigi Manconi e Paolo Berdini, esordiscono con un pesangte interrogativo: “Il Governo Monti riuscirà dove non è riuscitoil governo Berlusconi, cioè a rendere ancora più deboli e magari annullare i vincoli paesaggistici e ambientali esistenti sul territorio?”. L’interrogativo nasce dal fatto che le prime notizie sul testo della legge sulla Semplificazione parlano dell’eliminazione del silenzio-rifiuto e la sua sostituzione con silenzio-assenso qualora le Soprintendenze ai beni architettonici e paesaggistici non riescano a dare una risposta entro 45 giorni. E questo secondo il Comitato “avrà effetti devastanti su quanto resta del Belpaese”. Il personale tecnico delle Soprintendenze è stato infatti ridotto all’osso e dovrebbe sbrigare già oggi 4-5 pratiche al giorno “con un picco incredibile di pratiche edilizie per Milano e La Lombardia”.
Non si è fatta attendere la replica dei vertici del Ministero dei Beni Culturali i quali hanno assicurato che nel disegno di legge “non c’è nessuna diminuzione del livello di tutela del paesaggio dei beni culturali” al contrario “obbedendo a un principio generale di trasparenza della funzione pubblica, ha solo ribadito il diritto del cittadino ad avere in ogni caso una risposta espressa e motivata (negativa o positiva) sulla propria domanda di permesso di costruire o sulle altre istanze che presenti all’amministrazione”.
La sorveglianza degli ambientalisti resta comunque alta. Già nel passato (governo Prodi) , a proposito della “febbre edilizia” di quel periodo, il Comitato aveva rivolto un appello pubblico per la bellezza al presidente della Repubblica: “Scongiurare il saccheggio finale del paesaggio”. Oggi la situazione economica è diversa, perchè la crisi tiene fermi molti cantieri. Ma resta il senso profondo di quell’appello.
“Siamo all’ultimo assalto: il Belpaese – si leggeva nell’appello – rischia di essere rovinato per sempre da una “febbre” edilizia senza tregua che sta spargendo cemento e asfalto anche nei più bei paesaggi, nei siti vincolati, nei parchi o ai loro margini. Il nostro è un drammatico, accorato, urgente appello: stiamo per approdare a quella “abrogazione del paesaggio italiano” predetta da Antonio Cederna in tempi già bui e che si rivelano comunque migliori degli attuali. Nella seconda metà del ‘900 l’Italia ha divorato, spalmandoli di asfalto e cemento, oltre 11 milioni di ettari di superfici libere e quindi di paesaggi intoccati. Una superficie enorme, pari ad un terzo del territorio nazionale ancora libero da costruzioni nel 1951, pari cioè all’intero Nord del Paese. E il ritmo di erosione del suolo e del paesaggio si è fatto sempre più accelerato: se prima si parlava di 100.000 ettari “mangiati” ogni anno, oggi le statistiche Istat (che non registrano, fra l’altro, la massa dei recenti abusi edilizi) parlano, fra 1997 e 2003, di 380.000 ettari consumati in media all’anno. Regioni preziose come il Lazio e la Toscana saranno, in meno di mezzo secolo, cementificate e asfaltate integralmente. Una autentica follia. Resa possibile dalla mancanza di una legge urbanistica generale aggiornata e severa, dalle maglie sempre più larghe dei controlli regionali e comunali, dalla contrattazione, di fatto, con la proprietà fondiaria, o addirittura dall’abbandono di ogni regola pianificatoria”.
L’appello si può ancora leggere integralmente su l sito di Patrimonio SoS.
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