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Cinquecentenario del Furioso: in mostra a Ferrara il fantastico mondo di Ariosto

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04/05/2016

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Cinquecentenario del Furioso: in mostra a Ferrara il fantastico mondo di Ariosto

Cosa vedeva Ludovico Ariosto quando chiudeva gli occhi e creava l’Orlando Furioso, opera simbolo del Mostra Ariosto (3)Rinascimento italiano? I curatori Guido Beltramini e Adolfo Tura hanno allestito una grande mostra con la consulenza di un comitato scientifico di studiosi del poema e di storici dell’arte e il sostegno di grandi musei del mondo per scoprirlo. Intitolata “Orlando Furioso. Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi” la rassegna si terrà nel Palazzo dei Diamanti di Ferrara dal 24 settembre 2016 all’otto gennaio 2017, e celebrerà i cinquecento anni esatti dalla pubblicazione del poema, primo best-seller della letteratura italiana, nell’officina ferrarese di Giovanni Mazocco dal Bondeno.

Mostra Ariosto (2)

Organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Mibact, l’esposizione illustrerà il vasto apparato iconografico di cui si nutrì l’Ariosto per inventare le fantasiose scene del libro. La mostra, infatti, raccoglierà e farà dialogare fra loro oggetti di ogni tipo, con l’obiettivo di restituire l’universo di immagini che popolavano la mente del poeta mentre componeva il Furioso. In questo modo, lo spettatore potrà immergersi in un mondo fantastico fatto di arazzi, sculture, ceramiche invetriate, manoscritti miniati e, addirittura, rari manufatti, strumenti musicali e armi. Protagonisti della scena, però, saranno senza ombra di dubbio i dipinti a tema epico-cavalleresco.

Si andrà dalla Gattamelata di Giorgione, alla Scena di Battaglia di Leonardo in cui si può apprezzare un richiamo al corno di Roncisvalle. Dal Baccanale degli Andrii di Tiziano alla Minerva caccia i vizi dal giardino delle virtù di Andrea Mantegna del Louvre, che influenzò l’Ariosto nella realizzazione di alcune creature incontrate da Ruggero nel regno di Alcina. A questi capolavori si accosteranno quelli di Raffaello e Michelangelo, ispiratori delle successive revisioni del poema. I due artisti, padri di un linguaggio artistico di respiro non più regionale ma italiano, infatti, dovettero essere decisivi nella bonifica del testo dai localismi presenti nella prima edizione del 1516.

 

Lorenzo Fusco

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