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Brunello Cucinelli: Dare dignità e valore al lavoro artigianale

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25/07/2012

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Brunello Cucinelli: Dare dignità e valore al lavoro artigianale

Ieri a UnoMattina, tra una pausa e l’altra dei servizi estivi sugli animali (abbandoni, toeletta, alimentazione, spiagge riservate) e tra un’intervista e l’altra della Brambilla (Beagle, sperimentazione su cani e scimmie, iniziative varie) è comparso in studio uno strano personaggio: la barba appena incolta, un sorriso dolce,  un tono di voce tranquillo, due occhi che comunicavano serenità e forza interiore. Poi finalmente è comparso il “sottopancia”:  Brunello Cucinelli. Sì, proprio lui: il re del cachemire che tutto il mondo ci invidia. Quello che ha realizzato al castello di  Solomeo, un borgo trecentesco non lontano da Perugia, antiche utopie. Un borgo bellissimo dove i dipendenti  passeggiano nel “giardino filosofico” e a pranzo si ritrovano in mensa a gustare i piatti preparati dalle massaie del borgo.

Cucinelli è l’imprenditore che ha ripreso e sviluppato i principi di Adriano Olivetti sulla bellezza nei luoghi di lavoro, che ha creato e sviluppato un’azienda umanistica fondata sulla dignità della persona e l’etica del lavoro. Il suo  è un volto che non si vede spesso in tv, né sulle reti pubbliche, né – tantomeno- su quelle private. Forse gli imprenditori filosofi non fanno “audience” o forse in Confindustria lo considerano “pericoloso”. Perché Cucinelli pensa che, se si ami il tuo lavoro e in azienda lo puoi svolgere con dignità,  sia meglio leggere una poesia che timbrare un cartellino. “Dignità” è una parola pronunciata spesso ieri da Cucinelli nella sua troppo breve apparizione sull’ammiraglia delle tv pubbliche. “Se vogliamo crescere e uscire dalla crisi – ha detto tra l’altro il mago del cachemire –  dobbiamo ridare valore al lavoro artigianale e alla sua bellezza”. Il manufatto italiano, per il gusto e l’accuratezza nella realizzazione – ha insistito, smentendo molti economisti pessimisti – è visto ancora molto bene all’estero e sono convinto che sarà visto così ancora per il prossimo secolo”.

Lui è un esempio di successo di questa concezione del made in Italy nel mondo. La sua è un’impresa che cresce a ritmi impensabili nell’Italia di oggi alle prese con la recessione. Non ancora sessantenne (è nato nel 1953 a Castel Rigone, in provincia di Perugia) Brunello Cucinelli deve tutto alla svolta che ha impresso alla sua vita nel 1974 quando ha lasciato gli studi universitari di ingegneria per intraprendere una strada che lo avrebbe portato in pochi anni a diventare il re italiano del cachemire mondiale.

Nel 1978 fonda la Brunello Cucinelli con sede ad Ellera di Corciano, nel perugino, che diventa ben presto un marchio di prestigio mondiale. E nel 1985 compie un’altra svolta: invece di portare i soldi all’estero, come molti altri imprenditori, compra e restaura, curando ogni dettaglio, il Castello trecentesco di Solomeo e il piccolo borgo adiacente,  dove trasferisce la nuova sede, gli uffici e i laboratori aziendali.  Oggi la Brunello Cucinelli SpA, oltre al prezioso filato, che rimane il core business, produce collezioni complete di abbigliamento e accessori ed è uno dei marchi più affermati nel settore del lusso e della moda sport-chic.

L’azienda umbra dà lavoro a oltre 500 dipendenti interni e a circa mille collaboratori esterni: sono tutti italiani. Il fatturato viaggia ormai sopra i 200 milioni di euro, di cui circa il 65 percento arriva dalle vendite all’estero soprattutto negli Stati Uniti, Europa, Giappone, Russia e Estremo Oriente. Ma la Cucinelli, oltre a essere una benemerita, nel suo piccolo, per la bilancia commerciali italiana è soprattutto un’azienda modello per la mission e i valori di base, che si ritrovano nella quotidianità della vita aziendale. “L’impresa – ha ribadito ieri Cucinelli a Unomattina – deve essere fatta per le persone. Dobbiamo tornare a investire  nella dignità morale ed economica dell’uomo. E poi dobbiamo tornare ad essere credibili.  E mettere la verità e la bellezza al primo posto”.

(Nicola Commisso)

 

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